Coronavirus: per gli Stati Uniti niente vacanze in Europa?

Temperatura corporea presa ai passeggeri in arrivo all'aeroporto di Larnaca, Cipro, 9 giugno 2020.
Temperatura corporea presa ai passeggeri in arrivo all'aeroporto di Larnaca, Cipro, 9 giugno 2020. Diritti d'autore Iakovos Hatzistavrou / AFP
Diritti d'autore Iakovos Hatzistavrou / AFP
Di Joanna GillElena Cavallone
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L'Unione Europea starebbe preparando una lista di paesi ai quali potrebbe essere impedito l'ingresso nel momento in cui riapriranno le frontiere esterne. Stati Uniti, Brasile e Russia a rischio.

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Europa off limits per gli statunitensi?

Il primo di luglio riapriranno le frontiere esterne dell'Unione Europea, e Bruxelles sta preparando una lista di Paesi dai quali sarà consentito - o meno - l'accesso.

Stando a quanto una fonte UE ha rivelato a Euronews, gli Stati Uniti potrebbero far parte della lista nera.

E non solo: a rimanere esclusi sarebbero anche i viaggiatori provenienti dalla Russia, dal Brasile e dal Qatar, oltre ad una cinquantina di altre nazioni.

47 invece i paesi ai quali sarebbe stato dato il semaforo verde.

Al momento la lista è solo una bozza, ma il documento potrebbe essere approvato mercoledì, prima di un eventuale annuncio ufficiale all'inizio della prossima settimana.

L'Unione Europea ha in realtà già comunicato, due settimane fa, le linee guida per l'apertura delle sue frontiere esterne, spiegando che il criterio in base al quale garantirà l'accesso si baserà su dati epidemiologici, per esempio il tasso di infenzione nei singoli paesi.

L'esclusione degli Stati Uniti confermerebbe quanto già riportato dal New York Times, che attribuisce la decisione presa da parte dell'Unione Europea alle dimensioni "incontrollate" del contagio negli USA, il paese più duramente colpito al mondo dalla pandemia di coronavirus.

Più di 2,3 milioni di casi di COVID-19 sono stati infatti riscontrati negli States, mentre il bilancio dei morti è salito a oltre 120.000, stando ai dati del Johns Hopkins University Coronavirus Resource Center.

Oltre a questo, sono diversi gli stati dove i contagi continuano ad aumentare in maniera preoccupante.

La riapertura parziale delle frontiere esterne dell'UE potrebbe innescare potenziali tensioni tra gli Stati Uniti e l'Europa. Tuttavia, gli esperti sperano che le decisioni non abbiano conseguenze politiche.

"La decisione di non consentire ai cittadini statunitensi di recarsi in Europa a partire dal primo luglio si basa su principi scientifici, non è una decisione politica diretta agli Stati Uniti -  spiega Kristine Berzina - Senior Fellow presso il think tank German Marshall Fund- Colpisce anche altri paesi con grandi focolai, come il Brasile e la Russia. Se il numero dei contagi dovesse calare, allora si potebbero riaprire le frontiere anche a quei paesi".

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump su twitter sostiene che per ridurre l'alto tasso di contagi registrati basterebbe condurre meno test sulla popolazione. Ma dunque il criterio epidemologico è abbastanza affidabile per l'UE?

"Spetterebbe ai funzionari dell'UE, negli Stati Uniti o in altri pae si come il Brasile o ovunque vi siano percentuali di casi molto elevate, di poter riferire e spiegare la situazione sull'accuratezza dei test. Se i test non fossero considerati accurati e i numeri sembrassero diminuire, ma la situazione sul terreno evidenziasse il contrario, allora i leader europei dovrebbero rivedere le misure adottate", conclude Berzina.

Altro paese in forte difficoltà è il Brasile, secondo al mondo per numero di morti e contagi, rispettivamente più di 52.000 e oltre un milione, con ben 39.000 nuovi casi registrati solo nella giornata di martedì.

La pressione sui diplomatici europei è alta. Entro il primo di luglio dovranno pubblicare una lista di paesi considerati sicuri che avrà un impatto non solo sulle persone, ma anche sugli equilibri politici.

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