Viaggio nella ground zero spagnola del coronavirus: "Siamo uno spoiler di quanto accadrà"

Viaggio nella ground zero spagnola del coronavirus: "Siamo uno spoiler di quanto accadrà"
Diritti d'autore Joan Mateu/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Di Pablo Ramiro
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Come la provincia di Bergamo o il lodigiano, Igualada è una delle "zone zero" nella battaglia europea contro l'avanzata del coronavirus. "Siamo uno spoiler di ciò che accadrà nel resto della Catalogna". Proprio come l'Italia lo è stato per la Spagna.

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La voce di Marc Castells, sindaco del comune catalano di Igualada, è provata dalle ultime settimane senza precedenti vissute dalla sua comunità. Esausto e commosso, elogia la buona risposta che i suoi cittadini stanno dando al confinamento e la collaborazione tra i municipi della regione di segno politico diverso: "Siamo un esempio".

Qui i numeri del coronavirus sono impietosi. Il numero di morti nella sola Igualada è aumentato del 300%. Assieme ai comuni di Òdena, Santa Margarida de Montbui e Vilanova de Camí siamo in quello che il governo catalano ha definito "l'area spagnola con il più alto tasso di mortalità" per Covid-19. 

"Qui abbiamo assistito alla tempesta perfetta", dice Castells. 

"Quasi tutte le persone che sono state sottoposte al test sono risultate positive", dice Carlota Llorach, un medico residente di Igualada.

Igualada, circa 60 chilometri a ovest di Barcellona, è stato uno dei primi quattro comuni spagnoli a ordinare il confinamento obbligatorio dei suoi quasi 40mila abitanti. Un'area rossa simile a quella di Codogno: nessuno poteva lasciare il territorio comunale in nessun caso. Una misura unica in tutta la Spagna replicata però il 13 marzo scorso, due giorni dopo, in tutto il resto del Paese.

Perché la mortalità è così alta a Igualada?

Llorach spiega che uno dei primi casi si è verificato all'interno dell'ospedale, cosa che ha moltiplicato il numero di persone infettatesi. "Non sappiamo come o quando si è verificato il primo contagio, ma essendo all'interno del personale, si è diffuso", spiega. Tuttavia, il motivo di quest'alta mortalità, dice Castells, "dovrà essere determinato dai dipartimenti responsabili". 

Llorach definisce la situazione con un termine semplice: "Devastante".

Foto cortesia di Carlota Llorach

"Ciò che colpisce maggiormente il personale dell'ospedale è vedere morire le persone dell'età dei propri genitori senza che possano dire addio a nessuno", spiega Llorach, che lavora come medico di famiglia all'ospedale e all'ambulatorio di Igualada. Turni irregolari e senza fine. In una settimana ha fatto 59 ore. "I miei turni cambiano di giorno in giorno... Domani non so che programma ho".

Il virus non si limita ad uccidere solamente gli anziani. "Con i giovani dobbiamo essere molto vigili: non mostrano alcun sintomo e quando cominciano a notarli sono in stato molto avanzato, e dobbiamo ricoverarli subito in terapia intensiva", spiega la dottoressa, "Si può avere il Covid-19 senza apparentemente alcun sintomo, o avere sintomatologie molto diverse; scompaiono il senso del gusto e dell'olfatto".

Questa terribile situazione, aggiunge, rende "enorme il cameratismo all'interno dell'ospedale".

"Non c'è tempo per le lacrime"

Dopo la consueta conferenza stampa quotidiana (la numero 23 dall'inizio del confinamento), Castells risponde al telefono. Dietro l'immagine da politico che sta cercando di proiettare, appare quella di  cittadino preoccupato, visibilmente colpito da una situazione in cui, dice, "non c'è tempo per lamentarsi. Bisogna venire in municipio piangendo da casa".

Ma non è facile mettere da parte i sentimenti, dati alla mano.

I sindaci sono riusciti a far cambiare alla Generalitat il modo in cui vengono conteggiati i morti. "Abbiamo fatto un esercizio di buon senso, abbiamo avuto 40 casi positivi di morte da COVID-19 ma nei nostri comuni erano decedute 140 persone, quando la media del mese di marzo degli anni precedenti era di 46 persone", spiega l'assessore. 

Solo quei 40 casi erano stati testati prima di morire, quindi il governo autonomo terrà ora conto dei dati forniti dalle pompe funebri e di quelli degli anni precedenti.

Come la provincia di Bergamo o il lodigiano, Igualada è una delle "zone zero" nella battaglia europea contro l'avanzata del coronavirus. "Siamo uno spoiler di ciò che accadrà nel resto della Catalogna", spiega Castells, che assicura di avere un buon rapporto con i sindaci italiani e che l'Italia è a sua volta un anticipo di ciò che accadrà in Spagna.

Llorach dice che, come concordato per questa settimana, gli esami "sono stati fatti solo a persone oltre i 65 anni o qualche patologia di base. Oppure personale sanitario anche se asintomatico. "Ci sono molti falsi negativi. Sono stati fatti pochissimi test". Llorach aggiunge che molti test falliscono per mancanza di carico virale nel momento in cui vengono eseguiti. 

Dal Consiglio comunale chiedono "esami rapidi per fare una radiografia dei comuni che vivono in un confinamento all'interno del confinamento".

Diagnosi telefonica: 600 chiamate al giorno

Il numero di positivi nei quattro villaggi isolati è il più alto della regione (più di 400 ogni 100mila abitanti), e Llorach si occupa della maggior parte di loro per telefono: "Riceviamo circa 600 chiamate al giorno solo durante il turno dalle 8.00 alle 20.00".

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Tuttavia, il fatto che il numero di chiamate sia in aumento è un buon segno per i medici. Secondo Llorach, la sala d'attesa d'emergenza è quasi vuota: "Sono pochissimi [i pazienti] ad entrare. O riescono a malapena a respirare o non vengono affatto. Ci contattano per telefono. Quando qualcuno ha problemi di respirazione, spesso li noto al telefono", dice Llorach.

Per riposare ed evitare di contagiare la sua famiglia, Llorach dorme nell'hotel gestito dai cugini David e Xavier Andrés. "Dal primo istante abbiamo deciso di chiudere e mettere l'hotel a disposizione del Consiglio Comunale". 

Quando il consiglio comunale ha chiesto più medici in città per fare fronte all'emergenza, molti sono venuti a soggiornare in questo piccolo albergo, sette camere ciascuna con i propri servizi igienici.

"Abbiamo persone che lavoravano a Igualada ma vivevano fuori, persone che vengono come volontari, o ancora persone che lavorano e vivono a Igualada, ma che hanno anziani o persone a rischio a casa e non vogliono mettere a repentaglio le loro famiglie", dice Andrés.

I sindaci delle quattro città sono d'accordo anche su un un altro punto, conclude Castells. "Quando tutto questo sarà terminato, omaggeremo congiuntamente i concittadini che ci hanno lasciato".

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