Così l'Europa centro-orientale tiene lontano il virus

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Di Diego Giuliani
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Regole ferree e ordini chiari: l'Europa centro-orientale ha provato da subito a chiudere le porte al virus con la disciplina

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Contagi pochi, decessi vicini allo zero e regole rigidissime perché continui così. L'Europa dell'Est sta vincendo la sua battaglia contro il Coronavirus anche grazie a una disciplina ferrea che sembra affondare le radici nel suo passato sotto il giogo sovietico.

E se la Romania non ha esitato a incriminare una ventina di persone per aver trasgredito alla quarantena, a distinguersi per la sua tolleranza zero alle frontiere è soprattutto la Slovacchia, che vanta appena sedici contagi: per gli stranieri, accesso al paese riservato ai soli titolari di permessi di soggiorno, necessaria dichiarazione del datore di lavoro per i frontalieri e oltre 1.600 euro di multa per i trasgressori. Prorogata fino a fine marzo la chiusura di scuole di ogni ordine e grado, Bratislava ha inoltre chiuso i tre aeroporti internazionali del paese e sospeso tutti i collegamenti passeggeri con l'estero su ruota e rotaia.

Con poco più di cinquanta contagi, seconda in Europa dell'Est soltanto ai quasi cento della Repubblica Ceca, la Polonia corre ai ripari estendendo a tappeto i controlli sanitari alle frontiere e chiudendo, oltre alle scuole, anche cinema e teatri.

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