Coronavirus: come si costruisce un ospedale in 10 giorni, e quanto ci vuole in Europa

Coronavirus: come si costruisce un ospedale in 10 giorni, e quanto ci vuole in Europa
Diritti d'autore L'ospedale tempraneo di Huoshenshan - Chinatopix/AP
Di Marta Rodriguez MartinezLillo Montalto Monella,Stefania De Michele
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Il centro di Wuhan è stato costruito sulla falsariga dello Xiaotangshan a Pechino, nel nord della capitale, eretto in una settimana nel 2003 contro la Sars. Si tratta di un record mondiale: ce l'hanno fatta in appena l'1% del tempo medio necessario per costruire un ospedale in Europa.

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A Wuhan, la città epicentro dell'epidemia di coronavirus, i cinesi sono riusciti a costruire un ospedale da zero in appena 10 giorni. Si tratta di un record mondiale: ce l'hanno fatta in appena l'1% del tempo medio necessario per costruire un ospedale in Europa.

Situato nel sud-ovest della città, il centro ospedaliero Huoshenshan è entrato in funzione lunedì. I lavori sono iniziati il 23 gennaio con l'obiettivo di decongestionare gli altri ospedali della metropoli di fronte ad un'emergenza sanitaria senza precedenti.

Si tratta di una vasta estensione di moduli prefabbricati con una capacità da 1.000 posti letto. Vi lavoreranno 1.400 medici militari, di cui 950 provenienti dagli ospedali dell'Esercito Popolare di Liberazione e i restanti 450 dalle università dei diversi rami delle forze armate.

Da 730 a 10 giorni

La costruzione di questo tipo di ospedale in Spagna richiederebbe tra i due anni e i due anni e mezzo, "fino alla piena operatività", indica ad Euronews José Luis Esteban Penelas, professore di architettura all'Università Europea di Madrid.

Si tratta di tempistiche applicabili a quelle di qualsiasi altro paese dell'Unione Europea, in quanto i sistemi di costruzione sono simili e regolati dalle stesse normative europee.

In Italia i tempi si allungano quando si tratta di passare dalla teoria alla pratica

Anche in Italia i tempi sono questi, una volta che i lavori sono partiti. Il problema da noi sta nelle tempistiche "enormi" che intercorrono tra la decisione di costruire un nosocomio e l'effettiva realizzazione. "Per il Policlinico di Milano, il concorso è stato vinto nel 2007 e i lavori non sono ancora partiti", indica il dott. Maurizio Mauri, presidente del Cneto, il Centro Nazionale per l'Edilizia e la tecnica ospedaliera. "La difficoltà dal passare dall'idea alla pratica in Italia è spaventosa: non ci sono soldi, non si ricorre a partnerariati pubblico-privati... E poi ci sono i ricorsi: se un'azienda vince un appalto, la seconda fa ricorso e tutto rimane fermo finché il caso non viene dibattuto in sede legale."

Va meglio nel settore privato che nel pubblico: l'Humanitas, di cui Mauri è stato direttore sanitario, è stato realizzato in due anni e mezzo.

Chinatopix via AP

Media italiana: 10 anni per costruire un ospedale

Stefano Capolongo, direttore del Dipartimento Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito (ABC) del Politecnico di Milano, professore ordinario di Hospital Design e Urban Health, spiega la filosofia che sta alla base della progettazione e realizzazione di un ospedale in Italia: "Nel nostro Paese gli ospedali si costruiscono dopo la condivisione di un progetto sanitario. Quindi, i tempi di progettazione sono molto più lunghi perché non vengono realizzati col concetto di emergenza. Certo è che, in Italia, dall'ideazione alla realizzazione di un nuovo ospedale trascorrono mediamente 10 anni : è un tempo molto lungo perché si è stimato che il ciclo di vita di un ospedale (un ospedale complesso ad alta intensità di cura) è mediamente di 50 anni. E se 10 anni noi li perdiamo nella sua progettazione e realizzazione, vuol dire che andiamo a ridurre sostanzialmente la sua efficacia".

L'Italia non è un Paese che può gestire le emergenze? "No, non è così - dice Capolongo - gli ospedali italiani sono sempre progettati per avere degli ''spazi polmone'', in grado di essere resilienti in termini di emergenza. Si affiancano dunque all'edificio delle strutture mobili e temporanee per affrontare i picchi d'emergenza di carattere sanitario".    Qui l'intervista integrale con il prof. Capolongo

Struttura prefabbricata

"Si tratta praticamente di grandi cubi che si assemblano l'uno con l'altro", spiega Penelas. Per accelerare i lavori di costruzione, a Wuhan, è stato essenziale "che il complesso ospedaliero avesse una struttura a un piano in moduli prefabbricati".

Si tratta di una struttura imbullonata in cui vengono inserite "diverse scatole", lasciando tra loro dei collegamenti, dice l'esperto.

Dal punto di vista architettonico, la progettazione dell'impianto ospedaliero non è la parte più complessa, in quanto le distanze tra gli impianti e le superfici sono completamente standardizzate, di modo che siano rispettate in tutti i centri.

"Tutto è assolutamente regolato dal disegno architettonico della facciata, ma anche dalla distribuzione iniziale, motivo per cui gli ospedali hanno molte analogie quando sono terminati", spiega l'esperto.

Penelas dice che, partendo da questa base comune, l'architetto può dare il proprio tocco al progetto lavorando sull'illuminazione o progettando giardini interni, ad esempio. Ma, nel caso di Huoshenshan, il progetto non ha tenuto conto di nessuno di questi aspetti. Si tratta di un'opera puramente funzionale.

"Per farlo in due settimane, dovevano farlo così, senza pensare all'aspetto estetico".

Chinatopix

Il sistema costruttivo cinese

Penelas, che ha lavorato a Shanghai alla costruzione di ponti, ritiene che anche il sistema di lavoro cinese abbia pesato sulle tempistiche finali.

"Si dedica molto tempo allo sviluppo del progetto e una volta che lo si ha, la costruzione è molto immediata ed efficiente, perché tutto è assolutamente misurato e gli impianti sono prefabbricati e assemblati, ottimizzando i tempi di costruzione".

Il centro di Wuhan è stato costruito sulla falsariga dello Xiaotangshan a Pechino, nel nord della capitale, eretto in una settimana nel 2003 per combattere l'epidema di Sars.

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In Cina, indica Mauri del Cneto, hanno imparato proprio da quell'esperienza e si sono preparati ad interventi per realizzare ospedali semplici che possano contrastare l'epidemia. "Si tratta del concetto dei lazzaretti di una volta".

"Quando ci sono a disposizione risorse illimitate, un mucchio di gente e un potere decisionale forte, si può fare, sempre che il contenuto sia semplice", aggiunge Mauri.

Turni di 24 ore

Tenendo conto del progetto prefabbricato e funzionale di Huoshenshan, l'architetto spagnolo ritiene che, in una situazione normale, un nosocomio del genere avrebbe potuto essere completato in un massimo di 4 mesi.

L'aumento del numero di turni di lavoro ha dato un'accelerata ai tempi. Lavorando 24 ore al giorno, "non si tratta più di 10 giorni, bensì di un mese".

Penelas spiega che triplicare o raddoppiare i turni è una pratica comune anche in Spagna, in caso di emergenza. "L'opera alla fine è più cara, ma in questo caso era essenziale completarla in breve tempo".

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Un ospedale "express" è tanto funzionale quanto uno "ordinario"?

Ma la velocità costruttiva può inficiare in qualche modo la funzionalità dell'ospedale? Panelas è convinto di no. Non solo: anche la durata nel tempo della struttura non sarà differente. "Anche gli edifici delle esposizioni mondiali vengono costruiti in breve tempo... e alla fine durano".

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