Coronavirus, gli africani a Wuhan che non vengono evacuati: "Siamo intrappolati"

Coronavirus, gli africani a Wuhan che non vengono evacuati: "Siamo intrappolati"
Diritti d'autore  Khamis Hassan Bakari - AP
Diritti d'autore  Khamis Hassan Bakari - AP
Di Lillo Montalto MonellaAssociated Press
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Per molti di loro niente voli di rimpatrio, come avviene per i cittadini dei paesi occidentali.

PUBBLICITÀ

Mentre i paesi occidentali - tra cui l'Italia - sono al lavoro sui piani di evacuazione aerea dei propri cittadini da Wuhan, epicentro dell'epidemia di coronavirus in Cina, chi viene da alcuni Stati africani non ha la stessa fortuna. 

Un medico 39enne della Tanzania è diventato per caso il punto di riferimento di una piccola comunità di africani della metropoli cinese, messa in quarantena dalle autorità. Si chiama Khamis Hassan Bakari e si trova a Wuhan assieme ad altri 4mila studenti africani. I suoi connazionali tanzaniani sono oltre 400.

I collegamenti verso la città sono stati interrotti, le strade sono in gran parte vuote e i festeggiamenti del Capodanno lunare sono stati annullati. 

Abel, studente etiope dell'Università di Scienza e Tecnologia di Wuhan, ha detto all'agenzia AP di sentirsi "intrappolato" ma non vuole rivelare il suo cognome per paura di ritorsioni cinesi come la perdita della borsa di studio. 

I grandi investimenti di Beijing nel giovane continente africano hanno creato un vero e proprio flusso migratorio verso le città cinesi. Gli africani costituiscono ora la seconda più grande popolazione di studenti stranieri in Cina, dietro a quelli provenienti da altre parti dell'Asia, secondo il ministero dell'Istruzione cinese: nel 2018, erano oltre 80mila in tutto il Paese. 

Nessuno sa quanto durerà l'isolamento. La nazione del Botswana si è detta preoccupata per le scorte di acqua e cibo, mentre il governo del Kenya si è dovuto difendere dalle accuse di non fare nulla per aiutare i propri studenti. 

Una strada vuota di Wuhan, Cina, il 27 gennaio - AP Photo/Khamis Hassan BakariKhamis Hassan Bakari

Sui social,  Bakari e un piccolo comitato di colleghi medici inviano regolarmente aggiornamenti in swahili sulla situazione a Wuhan: non solo agli oltre 400 tanzaniani di Wuhan, ma anche ai connazionali presenti in altre parti della Cina. 

"Non hanno idea di cosa stia succedendo", ha detto Bakari. "Insieme siamo un'unica famiglia", ha twittato martedì l'associazione, incoraggiando i compagni africani a seguire le misure precauzionali date dalle autorità cinesi.

Il Sudafrica, l'economia più sviluppata della parte australe del continente, ha segnalato che non evacuerà i propri cittadini, circa un centinaio in tutta la Cina - molti di loro a Wuhan. Alcuni di loro, intervistati, hanno detto di sentirsi abbandonati dal proprio governo, che ha consigliato di non partire senza permesso per evitare "conseguenze di vasta portata".

I kenioti a Wuhan hanno creato l'hashtag #KenyansinWuhan per chiedere al proprio Paese l'evacuazione. In una dichiarazione di martedì, l'ambasciata keniota a Beijing ha scritto che le autorità cinesi dicono di non farsi prendere dal panico e che l'evacuazione non è necessaria in questa fase.

Il re marocchino Mohammed VI, tuttavia, ha ordinato di riportare a casa 100 cittadini della nazione nordafricana. Il presidente di un'altra nazione nordafricana, l'algerino Abdelmadjid Tebboune, ha ordinato il rimpatrio "immediato" di 36 cittadini di Wuhan, la maggior parte dei quali studenti, scrive l'agenzia di stampa ufficiale.

Al momento, Bakari sembrava molto rilassato. "Come medico, so come affrontare lo stress. Non sappiamo di casi di studenti stranieri contagiati dal virus, qui a Wuhan".

Uno studente ghanese ha riferito ad AP che le autorità del campus della Wuhan University of Science and Technology hanno messo in guardia gli studenti dal condividere video, foto o messaggi su WeChat, la popolare applicazione di messaggistica cinese, minacciando di tagliare le loro connessioni WiFi.

"Non è il momento di essere avventurosi", ha avvertito l'ambasciatore del Ghana in Cina, Edward Boateng. "Non facciamoci prendere dal panico". Il corpo diplomatico ghanese a Beijing sta esplorando le opzioni per poter aiutare i propri studenti e ha contattato l'agenzia per le migrazioni delle Nazioni Unite. 

Secondo un altro medico tanzaniano, il dottor Hilal Kizwi, ad essere nel panico sono soprattutto i nuovi studenti africani che non parlano ancora cinese.

Le scorte di mascherine sono esaurite, tanto che mascherine prodotte a Wuhan e acquistate da farmacie romane sono inviate nuovamente in Cina dalle stesse farmacie della Capitale. 

Gli studenti hanno contattato l'ambasciata della Tanzania per lasciare Wuhan si sono sentiti dire che le autorità stanno lavorando alla cosa. "Non penso che succederà", aggiunge però Kizwi. 

La polizia controlla costantemente le persone che sono in giro, indica il connazionale Bakari. La maggior parte dei supermercati e delle farmacie sono chiusi. 

PUBBLICITÀ

Il comitato tanzaniano ha iniziato a raccogliere i numeri di telefono dei rappresentanti internazionali di tutte le università di Wuhan, in modo che gli studenti possano segnalare eventuali carenze o altre informazioni utili. 

Alcuni studenti ricevono termometri e vengono visitati ogni giorno per un controllo della temperatura, continua Bakari che si complimenta con le autorià cinesi per quanto fatto finora. Non ha intenzione di uscire di casa, dove ha fatto scorta di frutta, verdura, legumi e latte in polvere per combattere la carenza di proteine. Mangiare uova, pesce o carne al momento è fuori discussione.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Incontro tra Scholz e Xi Jinping in Cina, focus sulla pace in Ucraina: i 4 punti del leader cinese

Hong Kong, nuova legge sulla sicurezza: l'ultimo "colpo" della Cina alla democrazia

Capodanno Lunare: celebrazioni nel tempio Dongyue di Pechino