Nucleare: il viaggio dei rifiuti radioattivi dall'Italia alla Slovacchia

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Di Stefania De Michele
Nucleare: il viaggio dei rifiuti radioattivi dall'Italia alla Slovacchia
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L'Italia è Paese denuclearizzato, ma la filiera radioattiva non si è mai veramente interrotta. Il trasferimento dei rifiuti delle centrali dismesse è attività coerente con i processi di decommissioning, l’ultima fase del ciclo di vita di un sito nucleare.
Dall'ex centrale nucleare di Caorso a Piacenza, la più grande d’Italia, in attività dal 1981 al 1987, è partito il primo dei 33 trasporti previsti, per trasferire circa 5.600 fusti, contenenti resine e fanghi radioattivi. Destinazione dei residui è l’impianto di Bohunice, in Slovacchia, per il loro trattamento e condizionamento.

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Le scorie nucleari saranno ridotte al 90% del loro volume, prima di rientrare a Caorso ed essere stoccate nei depositi temporanei del sito, pronte per il conferimento al Deposito Nazionale. Che ancora non esiste. In ogni caso, la conclusione del programma di trasferimento dei fusti, predisposto da Sogin, la società creata per gestire la denuclearizzazione, è prevista entro il 2022. L'intero ciclo della sola centrale del piacentino, con il rientro dei rifiuti trattati, costa 37 milioni di euro.

Dai referendum del 1987 e del 2011, il mandato anti nucleare ha fatto pochi passi avanti e molte sono le critiche in relazione ai ritardi nello smantellamento dei siti e alla spesa per il condizionamento dei rifiuti pregressi.
Il capitolo Deposito Nazionale è altra grana irrisolta: ancora non si sa dove l’Italia depositerà definitivamente e in sicurezza i propri rifiuti radioattivi.