Sulle isole greche di Samos, Chios e Lesbo si trovano 35 mila migranti a fronte di settemila posti disponibili per l'accoglienza
La rivolta scoppiata lunedì sull'isola greca di Chios all'arrivo viceministro del Lavoro, Notis Mitarakis, è stata solo il primo campanello d'allarme. Perché le isole del Mar Egeo, paradiso dei turisti, hanno proclamato uno sciopero di due giorni contro le politiche sulla migrazione dell'esecutivo di Kyriakos Mitsotakis.
Il casus belli a Chios è il progetto di un nuovo centro di accoglienza, che comunque sarà limitato a 500 posti. Ma i residenti si oppongono.
Una situazione esplosiva
La situazione, in molte isole del Mar Egeo, è difficile. A Chios seimila migranti sono stipati in strutture che possono garantire appena 1300 posti letto. Nella vicina Lesbo, ci sono stati 21 mila arrivi a fronte di una capienza di 4.600. A Samos i migranti superano di sei volte i posti disponibili. Le isole hanno dichiarato lo sciopero generale il 22 e il 23 gennaio.
"Mercoledì ci saranno cortei a Samos e Chios e Lesbo - dice il governatore regionale del nord-Egeo, Costas Moutzouris - I consiglieri porteranno le loro risoluzioni e proteste ai ministeri e all'ufficio del Primo Ministro. L'Ordine degli Avvocati ha assunto un'iniziativa contro l'immobilismo del governo, che al momento è totale".
Saccheggi ed esasperazione
Il sindaco di Samos, Giorgos Stanzos, spiega la reazione esasperata dei suoi concittadini.
"Ci sono episodi di saccheggio nelle case di campagna. L'Europa guarda solo ai suoi interessi, pensa alle poltrone e ci lascia soli a gestire con il governo un problema epocale".
Il viceministro Mitarakis ha difeso il piano del governo spiegando che le strutture esistenti a Chios non permettono di attuare le nuove politiche dell'esecutivo, che a fine 2019 ha deciso una stretta alle procedure di asilo aprendo così a una permanenza maggiore nei centri per i dovuti controlli.