Incarico pieno o governo di garanzia: mentre si consuma la trattativa fra PD e M5S sul vicepremier

Incarico pieno o governo di garanzia: mentre si consuma la trattativa fra PD e M5S sul vicepremier
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Di Simona Zecchi
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Si conclude questo mercoledì intorno alle 19, con la salita al colle di Luigi Di Maio, il secondo turno delle consultazioni al Quirinale mentre la tenzione fra PD e M5S si impenna tutta sulla vicepremiership

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Stallo sì stallo no. E' il tormentone che tiene nel limbo la crisi italiana e la sua soluzione tra incontri rinviati, pretese di incarichi, smentite, sintonie ritrovate e di nuovo abbandonate: il tutto condito da continui scambi d’accuse e rivendicazioni. E' così che si arriva oggi mercoledì 28 agosto, a fatica, all'ultimo giorno di consultazioni che dovrà condurre il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ad assegnare un incarico pieno - non esplorativo - al premier designato. Non è ancora finita, però, e l'intesa non potrà che essere siglata solo all'ultimo momento, poco prima della salita al Quirinale delle delegazioni Pd e dei 5 stelle.

Il premier uscente Giuseppe Conte, divenuto popolare dopo gli attacchi mossi al Senato al vicepremier e Ministro degli interni Matteo Salvini nel bel mezzo della crisi agostana creata dallo stesso Salvini, e per il quale il partito democratico aveva mollato ogni resistenza, era riuscito a sbloccare la situazione gettando acqua sul fuoco delle accuse contro Luigi di Maio, arrivate dai Dem, di pretese personali. Ma nella notte tutto è tornato al punto di partenza dopo che proprio grazie alla mossa di Conte, Mattarella aveva dato inizio alle consultazioni.

L'irrigidimento da parte del partito democratico si è acuito soprattutto dopo l'ultima novità proveniente dal M5S che, attraverso Di Maio alza ancora di più la posta della trattativa, lasciando tutto in mano alla piattaforma Rousseau dalla quale la base del movimento dovrà decidere oggi, dopo l'eventuale incarico a Conte, se dare via o meno alla nuova maggioranza politica.

Il nuovo incontro in programma nella giornata di oggi fra le due delegazioni, Pd e M5s, rischia così di saltare nuovamente con il nodo del ruolo del vicepremier in ballo e il rifiuto da parte del Nazareno di vedere replicato lo schema del precedente governo più simile a un rimpastone che a una svolta politica, se i pentastellati insisteranno sui due vicepremier rappresentanti entrambi gli schieramenti.

Una tenzone e una tensione insieme che mettono a dura prova la pazienza già logorata del Capo dello Stato, il quale se non avrà chiara la volontà delle due forze politiche di delineare la consistenza della maggioranza che vorranno costituire si troverà costretto all'unica soluzione possibile: il varo di un esecutivo di garanzia elettorale che porti alle urne il 10 novembre.

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