'Beviamo microplastica' l'allarme dell'Oms. Ecco cosa sappiamo

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Di Cecilia Cacciottoansa
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Il rapporto dell'Organizzazione lancia l'allarme ma non vuole fare paura. Le microplastiche non fanno male alla salute ma in realtà non ne sappiamo molto

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Le microplastiche non rappresentano un rischio per la salute ma al livello attuale non ne sappiamo molto.

L'Organizzazione mondiale della salute sembra non volere seminare il panico, ma il problema delle microplastiche deve essere affrontato con urgenza.

Bruce Gordon , che è coordinatore del dipartimento che si occupa anche dell'acqua ha detto senza indugio:   "Non c'è assolutamente alcun dubbio che le microplastiche si trovino nell'acqua potabile, anche nelle sorgenti d'acqua. Ora, valutando i potenziali rischi, il problema che si pone è che entrando nel corpo umano la plastica - è vero che non reagisce chimicamente - può danneggiare tessuti e organi. E non solo: la stragrande maggioranza della microplastica viene evacuata così com'è ".

 Il problema quindi resta, e nel giorno in cui l'Oms pubblica il rapporto 'Microplastica nell'acqua potabile' gli esperti sottolineano l'importanza del trattamento delle acque reflue (fecali e chimiche) che consentirebbe di rimuovere oltre il 90% delle microplastiche presenti in queste acque.

Da dove provengono le microplastiche

Le microplastiche provengono dalla degradazione di oggetti e tessuti sintetici che entrano nel ciclo dell'acqua potabile, ad esempio attraverso le acque reflue o scarichi industriali, ma "anche le stesse bottiglie di plastica e i tappi possono esserne fonte". Comprendono una vasta gamma di materiali, con diverse composizioni chimiche (come polietilentereftalato e polipropilene), diverse forme (fibre o frammenti) e diverse dimensioni (da 5mm a meno di 1 micrometro). Si ritiene che le microplastiche superiori a 150 micrometri vengano espulse dall'organismo con la digestione e "che anche l'assorbimento di particelle più piccole sia limitato". Tuttavia, "l'assorbimento di nanoparticelle, può essere più elevato", perché attraverso il sistema linfatico e il sangue possono raggiungere organi, come fegato e reni. I sistemi di trattamento delle acque reflue e potabili sono efficaci anche nella rimozione del 90% delle microplastiche ma una parte significativa della popolazione mondiale "attualmente non ne beneficia". Oltre a favorirne quanto più possibile l'utilizzo, conclude l'Oms, è urgente "fermare l'aumento dell'inquinamento da plastica in tutto il mondo", diminuendone l'uso e migliorandone il riciclo.

Attualmente, gran parte della popolazione mondiale - secondo l'Oms - non beneficia ancora di adeguati sistemi di trattamento delle acque reflue.

I pericoli fisici e chimici

I potenziali pericoli associati alle microplastiche presenti nell'acqua potabile, osserva l'Oms, sono di tipo fisico (collegato al loro accumulo) e chimico (collegato alla loro tossicità), ma vi è anche la possibilità che possano essere veicolo per l'ingestione di microbi patogeni. Dall'esame della letteratura scientifica disponibile, sono stati identificati solo nove studi che hanno misurato le microplastiche nell'acqua potabile e, nei singoli campioni, sono stati riportate da 0 a 10.000 particelle/L.

"In base alle informazioni limitate che abbiamo - afferma Maria Neira, direttore del Dipartimento di sanità pubblica e ambiente presso l'Oms - le microplastiche nell'acqua potabile non sembrano rappresentare un rischio per la salute ai livelli attuali. Ma abbiamo urgentemente bisogno di saperne di più". I dati oggi disponibili, secondo il rapporto, sono infatti "estremamente limitati", "con pochi studi completamente affidabili", spesso realizzati utilizzando "metodi e strumenti diversi per campionare e analizzare particelle di plastica". E' necessario quindi, chiedono gli esperti dell'Oms, sviluppare "metodi standard per misurare la presenza e per studiarne le fonti, così come per valutarne le conseguenze sull'organismo.

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