L'installazione dei manichini-cadaveri non parla di migranti, ma di linguaggio - e quindi di noi

L'installazione dei manichini-cadaveri non parla di migranti, ma di linguaggio - e quindi di noi
Diritti d'autore Video: Cortesia DodicianniMontalto Monella, Lillo
Diritti d'autore Video: Cortesia Dodicianni
Di Lillo Montalto Monella
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Dodici finti cadaveri, coperti con dei teli bianchi e recintati ognuno con del nastro adesivo giallo e nero. Ai loro piedi, una targhetta con una frase d'odio e il nome e l’età di chi l’aveva pronunciata. Frasi come quelle che probabilmente appariranno come commento a questa notizia.

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A Padova, nel piazzale della stazione, è apparsa un'installazione di arte contemporanea definista "choc" dal quotidiano locale, Il Mattino, opera dell'artista veneto Dodicianni.

Dodici manichini coperti da un telo bianco; accanto ai "cadaveri", cartelli che riportano frasi ostili scritte con la più normale leggerezza sui social network. Frasi piene di rancore e odio, ma utilizzate "senza persarci troppo su". Frasi come "quei fetentoni là, che stiano a casa loro", oppure: "Per me loro possono anche annegare".

Proprio nei giorni in cui si consuma l'ennesimo caso Sea Watch 3, Ansa scrive che l'installazione riguarda il tema delle morti nel Mediterraneo. Un'interpretazione che l'artista, 29 anni, rifiuta.

"Non è una performance che parla di migranti e di accoglienza ma di parole e del loro peso", afferma Dodicianni, raggiunto telefonicamente da Euronews. "Il concetto che sta alla base è che coloro i quali dicono negro a chi è di colore, dicono anche puttana a chi ha una scollatura più evidente. Si tratta di linguaggio, di civiltà".

Il titolo dell'installazione è "Il peso delle parole" e ha aperto il _Right2city Festiva_l dell'onlus Avvocato di Strada, che da anni è in prima linea per offrire assistenza legale a chi non può permetterselo. La manifestazione è in programma da oggi a domenica 30 giugno.

Dodicianni aveva già esposto un'opera simile due anni fa, a Rovigo. "Non c'è nessuna concomitanza con il caso Sea Watch 3", commenta Dodicianni, laureato in pianoforte e in storia dell'arte.

L'artista riferisce di ricevere, ogni giorno, centinaia di minacce e insulti sotto forma di commenti agli articoli di giornale che parlano delle sue opere. Gli autori sono tutte persone distanti, abituate a scaricare ogni tipo di nefandezza contro chi si trova lontano ma che rimarrebbero impietrite se la realtà piovesse fuori dal proprio uscio, una mattina qualsiasi. "Francamente, cerco di non curarmi di questi commenti".

L'intervento dell'artista sul blog del Fatto Quotidiano: Padova, ho steso dei cadaveri per strada coi commenti dei passanti. E tutti restavano impietriti

Le reazioni, ovviamente, non si sono fatte attendere e i politici di destra sono partiti alla carica, lancia in resta. Il senatore leghista Andrea Ostellari definisce l'opera "una pagliacciata", il sottosegretario Massimo Bitonci parla di "rappresentazione 'artistica' distorta e inappropriata". Per Elisabetta Gardini (Fdi) associare la chiusura dei porti alle morti in mare è "una conclusione qualunquista e offensiva, per giunta espressa con mezzucci visivi di gusto pessimo. Anziché perdere tempo a insultare i veneti e gli italiani tutti, colpiamo gli scafisti senza scrupoli e mettiamo fine al business di questa immigrazione programmata".

Ancora una volta, secondo Dodicianni, la sensazione è la stessa di "quando alle medie si faceva un tema di italiano e gli alunni andavano fuori tema": l'installazione parla del linguaggio, e quindi di noi, non dei morti in mare su cui si continuerà imperterriti a vomitare odio su Facebook.

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