Brexit: May verso le dimissioni dopo le elezioni europee

Brexit: May verso le dimissioni dopo le elezioni europee
Di Simona ZecchiGioia Salvatori
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L'ipotesi del passo indietro posticipata a venerdì; la prima ministra travolta dall'ultimo piano per Brexit (comprensivo di un eventuale secondo referendum)

May tiene duro

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La prima ministra Theresa May alla fine di una giornata campale, mercoledì, in cui si sono rincorse voci di sue dimissioni sempre smentite da Downing Street, resta in sella ma il suo passo indietro, secondo fonti parlamentari, potrebbe essere rimandato a venerdì.

Dopo mesi di pressioni per le dimissioni, durante i quali May non ha mai ceduto, questo sembra il momento più duro. La prima ministra è inciampata su un piano per Brexit inaccettabile per i più, contenendo l'ipotesi di un eventuale secondo referendum.

A dare concretezza allo stallo del governo britannico sono state le dimissioni della ministra britannica per i Rapporti con il Parlamento, Andrea Leadsom. Dimissioni avvenute mercoledì sera in polemica con le concessioni fatte dalla premier Theresa May alle opposizioni nel testo della legge d'attuazione della Brexit.

Cosa prevede il piano

La premier mercoledì ha difeso a denti stretti alla Camera dei Comuni l'ultima legge delega che permetterebbe di ratificare la Brexit il prossimo 3 giugno.

La legge si articola in dieci punti e prevede tra l'altro l'ampliamento temporaneo di un legame doganale con l'Unione e l'obbligo legale per il governo a una alternativa al backstop, il meccanismo di garanzia per tenere aperta la frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord.

È l'ennesimo ed estremo tentativo della May di chiudere la partita Brexit: "Respingetelo e tutto ciò che ci troveremo davanti sarà ancora stallo e divisione. Rischiamo di uscire dall'Unione senza un accordo, cosa che questa Camera non vuole assolutamente; rischiamo di bloccare la Brexit , cosa che i britannici non tollererebbero. Rischiamo di originare nuove divisioni in un momento in cui dovremo essere uniti nell'interesse nazionale".

Ma la legge illustrata dalla May in dieci punti alla Camera non accontenta proprio nessuno e l'estremo tentativo di compromesso della premier britannica per provare a riproporre a Westminster entro il 7 giugno la partita della ratifica della Brexit si rivela un insuccesso. L'ennesimo.

Il no di Jeremy Corbyn

Dal leader dei laburisti Jeremy Corbyn è arrivato subito un secco no al piano del primo ministro: "Nessun parlamentare laburista può votare un accordo di un primo ministro che ormai è in scadenza, anche se la premier potrebbe onorare le sue promesse l'accordo che ci sta proponendo non rappresenta un vero compromesso. Il piano è pieno di contraddizioni".

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