Nave Mar Jonio accusa i paesi europei di aiutare i libici a far tornare i naufraghi nei porti di partenza, violando le regole
"La Guardia costiera libica, con l'aiuto delle forze aeree maltesi e italiane, va a caccia di migranti nel Canale di Sicilia, per poi riportarli indietro nei porti di partenza, nonostante la Libia non si possa considerare Post Of Safe, un porto sicuro". La denuncia arriva da nave Mar Jonio, che nel caso di due imbarcazioni con 180 persone a bordo, intercettate da unità libiche su indicazione dell'aeronautica maltese, aveva inutilmente offerto la disponibilità a intervenire e prestare aiuto. Per i volontari dell'Ong Mediterranea la vicenda costituisce una "gravissima violazione dei diritti umani fondamentali e delle Convenzioni internazionali che li proteggono".
La Mare Jonio, un rimorchiatore d'altura di 42 anni, armato dall'Arci, da alcuni centri sociali e da numerose realtà associative, è salpata martedi da Marsala, nonostante una diffida della Capitaneria di porto a non compiere attività sistematiche di ricerca e salvataggio, perché priva delle certificazioni richieste.
Alla fine di marzo, dopo aver soccorso 50 naufraghi alla deriva, Pietro Marrone e Luca Casarini, al tempo rispettivamente capitano e capo-missione della Mar Jonio, furono iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.