Già consigliere di Stato, dopo 2 mesi e mezzo di proteste di piazza è stato arrestato insieme a due generali in pensione
La piazza domandava la sua testa ed ora è stato arrestato. Said Bouteflika, fratello minore dell'ex presidente algerino costretto alle dimissioni dopo proteste popolari, è stato fermato questo sabato assieme a due generali in pensione, ex dirigenti dei servizi segreti algerini.
"Queste tre persone sono state arrestate perché accusate di una sorta di cospirazione contro l'Esercito e la Repubblica, quando hanno cercato di imporre un'altra soluzione dopo che Abdelaziz Bouteflika ha deciso di non correre per il quinto mandato", dice a Euronews il giornalista di "Le soir d'Algerie", Tarik Hafid.
Nomi importanti, Bachir Athmane Tartag e Mohamed Mediene, parte integrante di quella che è stata l'oligarchia al potere nel Paese maghrebino negli ultimi decenni. Ancora di più pesava il nome del fratello dell'ex presidente: 61 anni, relazioni importanti in Algeria e all'estero, Said Bouteflika è stato sempre consigliere di peso del capo di Stato e di fatto, sebbene non di diritto, reggente dopo che un ictus colpì Abdelaziz Bouteflika nel 2013.
Proprio la malattia dell'ex presidente, il fatto che non parlasse al suo popolo da anni e che venisse percepito come un capo di Stato fantoccio, è stata una delle ragioni che ha aizzato la rivolta popolare a cui sono seguite le dimissioni del capo di Stato. Ormai 11 venerdì di proteste di piazza, quasi tre mesi, un'onda che chiede che tutti i vecchi oligarchi vadano a casa.
Anche il primo Maggio è stato di protesta
In Algeria le celebrazioni per la festa del lavoro si sono trasformate in un'altra occasione di protesta contro l'attuale governo di transizione, entrato in carica per riempire fino alle elezioni del 4 luglio il vuoto lasciato da Abdelaziz Bouteflika.
L'uscita di scena dell'ex presidente, su pressione dell'esercito, non è bastata a placare i manifestanti, scesi in strada in massa nelle strade della capitale Algeri.
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Le richieste sono le stesse avanzate nei tanti venerdì di protesta: gli algerini chiedono a gran voce le dimissioni del presidente ad interim Abdelkader Bensalah e del premier Noureddine Bedoui, considerati troppo vicini a Bouteflika, e più in generale l'allontanamento dell'élite che controlla il Paese.
L'esercito finora ha controllato le manifestazioni senza intervenire. Il capo di Stato maggiore, Ahmed Gaid Salah, ha ribadito in un'intervista alla tv di Stato che le forze armate faranno di tutto per impedire che il Paese scivoli in una spirale di violenza. L'esercito resta l'istituzione più potente in Algeria: lavorando dietro le quinte, influenza da decenni le decisioni dell'élite politica al potere.