Spagna: gli scenari post voto

Undici anni in rincorsa e, alla fine, quando mezza e più Europa mette la freccia a destra, i socialisti tornano a vincere le elezioni in Spagna. Il Psoe si porta avanti, ma per restare al palazzo della Moncloa il leader Pedro Sánchez dovrà fare gioco di squadra: i 123 seggi conquistati non bastano infatti al premier uscente per governare in solitario.
Anche un'eventuale alleanza con Podemos, che porta in dote una quarantina di seggi, non è sufficiente ad assicurare la maggioranza in Parlamento. La risposta sembra perciò risiedere in un patto con le forze territoriali, come il partito nazionalista di Esquerra Republicana che ha vinto le elezioni in Catalogna e che, in campagna elettorale, ha aperto a una soluzione politica della questione catalana.
Un passo falso a sinistra potrebbe invece rilanciare un'eterogenea compagine di centrodestra, che paga sì lo scotto del crollo del Partito Popolare, ma che può contare sul supporto dei centristi di Ciudadanos e dell'ultradestra di Vox.
In campagna elettorale il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, ha infatti più volte dichiarato che non avrebbe siglato alleanze con il candidato socialista. Scenari labili che devono fare i conti con l'ingresso di Vox, la formazione di estrema destra guidata da Santiago Abascal, in Parlamento con 24 seggi: un risultato storico ma ridimensionato rispetto alle ipotesi della vigilia.
Senza una maggioranza chiara per formare il prossimo governo, l'ago della bilancia in Spagna potrebbe essere rappresentato dai partiti indipendentisti, chiave delle possibili alleanze.