Interdizione dai pubblici uffici, Guaidó, "una farsa"

Interdizione dai pubblici uffici, Guaidó, "una farsa"
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Di Giulia Avataneo
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Il gruppo di contatto sul Venezuela, guidato dall'Unione europea, torna a chiedere "elezioni libere nel più breve tempo possibile".

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"Una farsa". Così il leader dell'opposizione Juan Guaidó liquida la risoluzione del Governo Venezuelano che lo ha interdetto dai pubblici uffici per 15 anni. L'accusa è di non aver dichiarato l'origine dei fondi per pagare le missioni all'estero dall'inizio del suo mandato parlamentare. Si parla di 310 milioni di bolívares, pari a circa 84mila euro.

Durante un comizio a Caracas, Guaidó ha esortato i venezuelani a tornare a farsi sentire - questo sabato - contro il presidente Nicolas Maduro, che respinge le richieste di dimissioni nonostante gli manchi l'appoggio del parlamento.

"Non vi farete confondere - ha detto il leader dell'opposizione - Il popolo venezuelano non si farà confondere da qualche falsa accusa per i miei viaggi. Sì ho viaggiato e sì, sono stato ricevuto da capi di Stato di altre nazioni diversamente da Maduro. E non solo io, anche la first lady, come chi ha incontrato il presidente degli Stati Uniti, il vicepresidente e prima di lui il presidente del Cile, Piñera".

La Contraloría: "Troppe spese per un parlamentare"

L'interdizione da parte del governo ha fatto seguito al pronunciamento della Contraloría General de la República (un organo governativo con funzioni simili alla Corte dei Conti).

"La dichiarazione dei redditi del deputato Guaidó è stata presa in esame - ha spiegato il contralor Elvis Amoroso in conferenza stampa - e sono emerse incongruenze con il suo reddito di parlamentare. Le spese eccessive, il suo stile di vita non corrispondono a quelli di un deputato della Repubblica".

Per conseguenza il presidente Maduro ha destituito Guaidó dal suo incarico di presidente dell'Assemblea nazionale.

La condanna dell'Unione europea

In questo clima agitato si è riunito a Quito per la seconda volta il Gruppo internazionale di contatto promosso dall'Unione europea (Ue) per trovare una soluzione politica alla crisi.

Al termine, l'Alto Rappresentante per la Politica estera della Ue Federica Mogherini, ha letto la dichiarazione finale la quale, oltre a condannare la decisione odierna su Guaidò, chiede "lo svolgimento di elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili nel più breve tempo possibile" e l'immediata liberazione dei prigionieri politici.

"Il Gruppo - aggiunge la dichiarazione - sottolinea la necessità di ripristinare il Venezuela di piena democrazia e l'ordine costituzionale in modo pacifico, a cominciare dal rispetto per il mandato costituzionale dell'Assemblea nazionale eletta democraticamente".

Torna la luce ma la normalità è ancora lontana

Nel Paese l'elettricità è stata ripristinata dopo il secondo grande blackout in meno di un mese e si cerca di recuperare la normalità. Le scuole rimangono chiuse, mentre le attività lavorative sono riprese, anche se la popolazione è stremata dalla crisi economica e dalle sanzioni.

Per i blackout Maduro ha incolpato "un attacco terroristico alla centrale di Guri", che fornisce energia a gran parte dello Stato.

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