I giorni del dolore dopo la strage di Christchurch

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Diritti d'autore  REUTERS/Jorge Silva
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Di Euronews
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Dopo la faticosa opera di riconoscimento delle 50 vittime della strage la Nuova Zelanda inizia ad elaborare il lutto per le 50 vittime falciate a colpi di mitra in due moschee

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In centinaia hanno partecipato ai primi funerali di alcune delle 50 vittime dell'attentato di Christchurch, Nuova Zelanda. Sono stati intanto diffusi i primi nomi delle vittime dell'attacco, tutti maschi, morti nella moschea di Al Noor. Tra loro anche un bimbo di 3 anni, Mucaad Ibrahim. La polizia ha ufficialmente identificato e restituito alle famiglie i corpi di una trentina di persone.

Escono i nomi delle vittime

Fra le altre vittime figurano Hati Mohemmed Doud Nabi, 71 anni, Mohsen Mohammed Al Harbi, di 63, Junaid Ismail, di 36 - tutti neozelandesi - e Kamel Moh'd Kamal Kamel Darwish, 38enne originario della Giordania.

La premier della Nuova Zelanda Jacinda Ardern: "Con l'ultimo aggiornamento so che abbiamo consegnato diverse decine di corpi alle famiglie in un processo che è stato incredibilmente difficile e frustrante per tutti i famigliari, d'altro canto vedo coloro che stanno lavorando e devo riconoscere che stanno lavorando veramente tantissimo".

Testimonianze di cordoglio

Sono tante e in tutto il paese le testimonianze di partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime della spaventosa mattanza.

Arrestato il diffusore del video dell'attentatore

Intanto un uomo accusato di aver condiviso il video del massacro di Christchurch è stato incarcerato da un giudice in attesa della prossima udienza in tribunale in programma a metà aprile. Il 44enne Philip Arps, dovrà rispondere di due capi d'accusa in seguito alla distribuzione del video dell'attentatore alla moschea di Al Noor e rischia 14 anni di carcere per ognuna delle accuse.

Arps, in t-shirt e pantalone della tuta, non ha rilasciato dichiarazioni. È rimasto inespressivo durante l'intera udienza, con le mani dietro la schiena. Il giudice Stephen O'Driscoll gli ha negato la cauzione. Arps è accusato di aver condiviso il video sabato scorso, un giorno dopo il massacro. L'uomo è il proprietario di un'azienda di Christchurch che ha furgoni decorati con stemmi neonazisti.

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