Quota 100 e reddito di cittadinanza? Cottarelli: "peseranno nel 2020"

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Di Elena Cavallone
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Le due misure sono state finanziate in deficit e, secondo l'economista, graveranno pesantemente sui conti pubblici italiani del 2020

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Il governo giallo-verde tira dritto e sul sito dell'Inps approdano i moduli per fare la richiesta del reddito di cittadinanza. Proprio mercoledì la Commissione europea ha affermato che la misura, insieme alla quota cento, non contribuisce alla crescita dell'economia.

Euronews ha sentito il parere di Carlo Cottarelli, Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano.

"Son tutte e due cose che secondo me aggravano i conti pubblici. Più o meno costano lo stesso, in termine di pressione sul defticit pubblico. Il problema è che si sono finanziate in buona parte, soprattutto per il prossimo anno, in deficit e quindi non so come la legge di bilancio del 2020 potrebbe essere scritta".

A preoccupare la Commissione europea è la bassa crescita del PIL italiano, stimato per il 2019 allo 0.2%, ovvero il più basso d'Europa. La scarsa produttività è quindi la vera spada di Damocle del Bel Paese che, spiega Cottarelli, deve fare i conti con problemi strutturali come l'eccessiva burocrazia, la lentezza della giustizia civile e l'evasione fiscale.

"A questo aggiungerei che dopo l'entrata nell'euro abbiamo perso competitività nel costo di lavoro per unità di prodotto. Nei primi dieci anni dell'euro l'effetto è stato molto più evidente che in Germania. A tutto ciò bisogna aggiungere che un elevato debito crea incertezza e scoraggia gli investimenti e senza gli investimenti la produttività cresce di meno".

Ma se tra gli ostacoli alla crescita economica c'è anche l'elevata pressione fiscale, non sembra che la flat tax possa davvero far ripartire le imprese.

"Per diminuire la pressione fiscale bisogna condurre una seria lotta all'evasione fiscale o andare a tagliare quelle spese pubbliche inutili. Finanziare la riduzione delle tasse andando a prendere in prestito dei soldi, perché questo vuole dire finanziarli il deficit, non credo sia molto credibile, soprattutto per un paese che ha un debito elevato, il secondo dopo la Grecia". 

Con tutti questi presupposti è probabile che la Commissione europea chiederà al governo italiano una correzione della manovra finanziaria a giugno. Tuttavia, spiega l'economista, il vero prezzo delle scelte del governo giallo-verde peseranno l'anno prossimo.

"Il problema è il 2020 perché partendo da un deficit del 2.4% per quest'anno, ciò si rifletterà sul prossimo anno. Poi c'è l'effetto pieno della quota 100 e del reddito di cittadinanza: vuol dire che si parte di base con un deficit del 3.4-3.5%. Mi stupirebbe davvero se i mercati restassero tranquilli davanti a questi livelli di deficit".

Nessun burocrate di Bruxelles dunque: come sempre saranno i mercati il vero tribunale che deciderà le sorti dei conti pubblici italiani.

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