Venezuela: sale la tensione alla vigilia dell'arrivo degli aiuti

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Di Cecilia Cacciotto
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Morti e feriti al confine con il Brasile alla vigilia dell'arrivo degli aiuti nel Paese chavista. Blocchi militari in tutto il Paese ostacolano anche il tragitto di parlamentari

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Venezuela: alla vigilia dell'arrivo degli aiuti umanitari, la tensione è altissima ai confini del Paese, blindati e militarizzati da Nicolas Maduro. I militari del regime non hanno esitato a sparare, uccidendo almeno due indigeni e ferendone un'altra decina, al confine con il Brasile.

Il fratello di una delle vittime non si da pace a pensare all'assurdità di quanto avvenuto: "Quando hanno iniziato a sparare, mia sorella si è alzata in difesa di un gruppo di giovani che era lì e ha chiesto ai soldati perché lo facessero".

I militari, stando alla ricostruzione, hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco della forza di sicurezza autonoma della comunità indigena locale, che cercava di fermarli.

Gli indigeni hanno catturato vari militari, fra i quali un generale della Guardia Nazionale accusato di aver "comandato il tragico attacco".

La frontiera con il Brasile, chiusa da Maduro, è stata riaperta per qualche istante per permettere che passassero gli indigeni feriti, negli ospedali locali mancano le medicine per curarli.

E anche in qui si sono registrati se non veri e propri scontri, tafferugli e momenti di tensione. La Guardia Nazionale ha ostacolato l'arrivo di un convoglio di deputati oppositori, partito giovedì da Caracas, alla frontiera con Colombia, per partecipare all'accoglienza degli aiuti umanitari.

Durante il percorso, di circa 800 km, i deputati hanno dovuto superare vari posti di blocco.

Il cargo 7-Seas con aiuti per il Venezuela fermo a Curacao

Guaidò e i deputati oppositori vogliono essere domani nello Stato di Tachira, dove hanno annunciato quattro punti per la raccolta degli aiuti, attualmente in attesa a Cucuta.

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