Thomas Borgen, ad della principale banca di Danimarca, ha rassegnato le dimissioni dopo l'esplosione dello scandalo sul riciclaggio che riguarderebbe clienti della filiale estone dell'istituto di credito per un ammontare di 200 miliardi di euro
200 miliardi di euro. A tanto ammonterebbe l'operazione di riciclaggio al centro dello scandalo che ha travolto Danske Bank, la principale banca di Danimarca. L'amministratore delegato, Thomas Borgen, si è dimesso, definendo la decisione "la cosa giusta per tutte le parti coinvolte". Il denaro in questione arriverebbe da clienti russi e dell'orbita dei Paesi dell'ex Unione Sovietica. Si parla addirittura del coinvolgimento di alcuni parenti del presidente russo Vladimir Putin.
Le operazioni di riciclaggio sarebbero avvenute dal 2007 al 2015, nella sede estone di Danske Bank. Oltre sei mila i clienti oggetto di investigazione.
Negli ultimi sei mesi, Danske Bank ha perso circa un terzo del suo valore: lo scandalo era iniziato nei primi mesi del 2018, quando gli Stati Uniti avevano riscontrato una possibile operazione di riciclaggio nella banca estone e avevano sospeso i prestiti e gli affari della Danske Bank con le banche americane.
Il CEO in un comunicato ha ammesso le mancanze dell’istituto su tre fronti: conformità, comunicazione e controllo. L'annuncio arriva poche ore prima che l'istituto presenti le conclusioni di un rapporto interno sul caso