Solo il Consiglio di sicurezza dell'Onu può autorizzare la Corte penale internazionale a sottoporre a giudizio i "responsabili del genocidio" Rohingya, come chiesto dalla missione indiepndente delle Nazioni Unite. Ma la Cina verosimilmente bloccherà tutto
Genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità per le violenze ai danni della minoranza musulmana Rohingya in Myanmar. Questo c'è scritto nella relazione della missione d'inchiesta indipendente Onu, diffusa lunedì. Come è presente la richiesta di portare i vertici dell'esercito davanti alla Corte penale internazionale.
La leader de facto del Paese e Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, continuerà a parlare della necessità di prevenire atti terroristici da parte dell'Arakan Rohingya Salvation Army, a chi le chiede dei massacri operati dalle forze di sicurezza?
"Mi piacerebbe pensare che un documento di questa portata effettivamente la costringa a occuparsi di un conflitto che a lungo ha ignorato", commenta l'analista David Mathieson. "Sfortunatamente non è così. Aveva messo in chiaro fin da subito che non avrebbe collaborato con gli investigatori Onu e l'uscita della relazione, con i risultati e le raccomandazioni, non le faranno assolutamente cambiare idea".
Il Myanmar non ha sottoscritto lo Statuto di Roma che ha istituito la Corte penale internazionale, quindi il Tribunale non è competente. Può diventarlo tuttavia su richiesta del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma è difficile che la Cina dia il suo consenso a procedere.