Genova, “In un attimo è crollato tutto”: i racconti dei sopravvissuti

Eugeniu Babin e Natasha Yelina
Eugeniu Babin e Natasha Yelina Diritti d'autore Immagine: Caserta Report
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Di Maria Elena Spagnolo Agenzie:  ANSA
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C'è chi è ancora vivo nonostante un volo di 50 metri con la sua auto, e chi era sotto il ponte al momento del crollo

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C'è chi è caduto insieme alla sua macchina per decine di metri ma è ancora vivo, chi è riuscito a mettersi in salvo perché avvisato dagli altri automobilisti o chi si è fermato a pochi metri prima del vuoto. Sono alcuni dei sopravvissuti al crollo del ponte Morandi di Genova, nel quale hanno perso la vita almeno 38 persone.

Per mano sotto le macerie

Si trovavano sotto il ponte, all’interno dell’isola ecologica di Amiu, Marina Guagliata e la figlia Camilla, rispettivamente 58 e 24 anni. “In un attimo è crollato tutto”, ha raccontato Marina Guagliata. Dopo il boato, la figlia Camilla è stata completamente sepolta dai resti del viadotto. "Sentivo che era là sotto, ma vicina a me - racconta Marina Guagliata - ho iniziato a toglierle le pietre dalla faccia e dalla bocca, poi ho perso conoscenza". Le due donne si sono tenute per mano fino a quando i vigili del fuoco e la polizia sono riusciti a liberarle.

La macchina di Davide Capello

Un film apocalittico

“Ho visto davanti a me le macchine che cadevano nel vuoto, sembrava la scena di un film apocalittico, tutto in pochi secondi. Sono stato fortunato rispetto a quanto è accaduto agli altri. Una tragedia”, ha raccontato a Euronews un altro superstite, il vigile del fuoco Davide Capello. L’uomo è sopravvissuto al crollo del ponte mentre le strutture cedevano, precipitando per circa 40 metri.

Un volo di 50 metri

Federico Cerne e la compagna Rita Giancristofaro erano diretti all’Acquario di Genova, quando la loro auto è precipitata insieme al ponte. "Mi ha detto il poliziotto che li ha salvati che lui e la compagna hanno fatto un volo di 50 metri, ce l'hanno fatta perché il ponte non è caduto in verticale ma lateralmente", ha raccontato il padre dell’uomo, Mauro Cerne. "E' affaticato, imbottito di farmaci, cerco di non stancarlo. Ieri ha parlato con la madre. E ieri sono anche andato a trovare la compagna, è un po' più grave. L'auto è distrutta, per estrarli hanno dovuto tagliare i montanti, togliere il tetto", ha spiegato.

Ho corso come Bolt

L’ematologa Valentina Galbusera, invece, è riuscita a scappare prima. "Ero in coda - racconta - e pioveva a dirotto. A un certo punto ho visto crollare i piloni del ponte come fossero le Torri gemelle". "Ho cercato di fare retromarcia e di indietreggiare verso la galleria che era a 600 metri. Poco piu' avanti c'era il camion del Basko, bloccato prima del vuoto. Un giovane e' sceso dall'auto ed ha cominciato a correre. Il suo sguardo. E' stato un angelo. Sono scesa anche io. C'era una bimba in mezzo alla strada che urlava 'il ponte crolla, il ponte crolla'. Ho corso come Bolt finche' non ero in salvo. Sono una miracolata", racconta.

A pochi passi dal vuoto

Il suo camion con le insegne della catena di supermercati Basko è diventato il simbolo del crollo del ponte. Si è fermato a pochi passi dal vuoto. «Mi aveva appena superato una macchina. L’ho vista arrivare negli specchietti, mi ha passato e poi s’è messa davanti. Avevamo appena iniziato ad affrontare il viadotto - ha raccontato al Corriere della Sera l’autista, un uomo di 37 anni -  Pioveva, pioveva a dirotto e non era possibile andare forte. Quando mi ha passato ho rallentato, per tenere una certa distanza di sicurezza, perché frenare con quella pioggia era impossibile, si vedeva poco. Avete presente un diluvio?».

«A un certo punto è tremato tutto. La macchina che avevo davanti è sparita, sembrava inghiottita dalle nuvole. Ho alzato gli occhi, ho visto il pilone del ponte cadere giù. Ho frenato. Non ho solo frenato, ho inchiodato quasi bloccando le ruote. Istintivamente quando mi sono trovato il vuoto davanti ho messo la retromarcia, come per cercare di scappare da quell’inferno».

Salvati dai vigili del fuoco

Sono salvi e fuori pericolo anche Eugeniu Babin e Natasha Yelina, residenti a Santa Maria Capua Vetere. La loro storia è stata raccontata dal sito Caserta Report.  A dare le prime notizie sulla coppia al figlio Bogdan è stato un vigile del fuoco, che ha risposto al telefonino dei genitori mentre la coppia veniva estratta dalle macerie. 

Foto Caserta Report
A sinistra, Natasha Yelina. A destra Eugeniu BabinFoto Caserta Report

Tutto in pochi secondi

Stava uscendo dal suo camion che si trovava sotto il ponte Luciano Goccial, l'autista che è stato sbalzato via dall'onda d'urto.

"Ero dentro al camion - racconta - quando ho aperto la portiera è caduto il ponte, lo spostamento d'aria mi ha fatto volare per dieci metri. E' difficile da spiegare e non so cosa dire: è durato tutto qualche secondo. Mi sono ritrovato contro il muro e poi sono arrivati i poliziotti che mi hanno portato via mentre ho perso conoscenza".

"Ci penso adesso ma prima non pensavo a niente e d'altronde cosa puoi pensare? In quel momento stava piovendo forte e ho pensato a un fulmine. Non ho avuto nemmeno il tempo di pensare, ho solo perso fiato. Miracolato? di più. Se vedete il camion, del quale rimane ben poco, lo capite anche voi. I funerali? non penso che riuscirò ad andarci, sono due notti che non dormo perché penso a tutte quelle vittime"

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