Recuperare i materiali di scarto, per metterli a disposizione di creativi e artigiani. Così un'associazione francese alimenta l'arte, diffonde le buone pratiche e costruisce un domani più sostenibile
Strappati al cassonetto e promossi a strumenti di arte. Recuperare i materiali di scarto e metterli a disposizione di creativi e artigiani è la missione della Réserve Des Arts: associazione senza scopo di lucro, che dalla Francia prova così a partecipare a un futuro più sostenibile.
Jean-Baptiste e i suoi mobili di recupero: "Ci vuole un po' di sforzo, ma l'ambiente lo impone"
Proprio per questo Jean-Baptiste ha deciso di diventarne membro. È falegname e non ha una sua bottega. Nei locali della Réserve des Arts alle porte di Parigi viene per affittare un laboratorio attrezzato in cui lavorare, acquistare legno di scarto per i suoi mobili, ma soprattutto costruire quello che considera "l'unico domani possibile". Più che il vantaggio economico, a portarlo qui è infatti una spinta etica. " La soluzione più pratica è senza dubbio comprare del legno nuovo - ci dice -. Lo ordini, ti arriva già tagliato nelle misure di cui hai bisogno ed è fatta. Con appena un po' di lavoro si può però regalare una nuova vita a del legno che altrimenti rischia la distruzione. E in ogni caso, vista la condizione del pianeta, il ri-uso è un modello a cui presto non potremo sottrarci".
Oggi Jean Baptiste sta costruendo un mobile che gli è stato ordinato da un designer. Un cliente esperto ed esigente, a cui non esita tuttavia a proporre de l legno di recupero: "Certo va adattato alle esigenze del caso - dice mostrandoci dei ripiani che ha appena tagliato - ma spesso si trova del legno di ottima qualità. Neanche un addetto ai lavori distinguerebbe la differenza dal nuovo".
Paul e il recupero degli scarti: "Ogni volta è una sorpresa: come con l'uovo di Pasqua"
Al pari di stoffe, plastica e della miriade di altri materiali di cui traboccano i 1200 mq di deposito della Réserve des Arts, il legno utilizzato da Jean Baptiste proviene da una rete di imprese che per smaltire i loro resti pagano (spesso meno che alla nettezza urbana), contribuendo così a finanziare l'associazione, ma soprattutto a diffonderne il progetto e i valori.
Del recupero dei materiali è responsabile Paul, che in camion fa tre volte a settimana il giro delle aziende clienti. "Ogni volta è come aprire l'uovo di Pasqua - ci dice -. Non sappiamo mai cosa troviamo". Oggi la sorpresa è piuttosto buona: due casse piene di ritagli di cuoio e addirittura due mobili da ufficio in perfetto stato. "Recuperiamo soprattutto pellami, legno, metallo - spiega -. Ma può davvero capitarci di tutto e non rifiutiamo niente: vetro, elementi di scenografia, allestimenti... Talvolta perfino dei mobili".
Paul al termine di una delle sue tournée per il recupero dei materiali di scarto
Nell'antro di Esteban: dove in un anno si scremano tonnellate di materiali
Della scrematura si occupa poi Esteban. Una volta pesati i materiali, nella maggior parte dei casi venduti al chilo, è incaricato di selezionarli e metterli a disposizione della clientela. Dalla sua "caverna di Ali Babà", come la chiama, sono transitati lo scorso anno 147 tonnellate di resti: tutte (più altre tre che riposavano in magazzino) sono state vendute e avviate a una nuova vita.
L'acquisto è riservato a scuole e studenti d'arte, associazioni e artigiani. "Professionisti della creazione", come vengono qui definiti, a cui sono rivolti anche laboratori ad hoc e altre attività. Convinta che "gli studenti di oggi siano gli artisti di domani", la Réserve des Arts punta infatti molto anche su partenariati e workshop con le scuole. Obiettivo: seminare la cultura del ri-uso, perché germogli e proliferi soprattutto nelle nuove generazioni.
Il ri-uso nella spiegazione del "Refer", il network di cui fa parte anche la Réserve des Arts