Architettura 'Freespace' alla biennale di Venezia

Architettura 'Freespace' alla biennale di Venezia
Di Gioia Salvatori
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16° edizione della Biennale di architettura. All'esibizione ospiti 63 Paesi. Norman Foster per il padiglione del Vaticano.

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Un unico corpo, nel quale ogni progetto si lega all'altro. Filo conduttore lo spazio libero, freespace, da esplorare, condividere, destrutturare. 

Così le curatrici della 16esima biennale di architettura di Venezia hanno inteso la mostra Internazionale che apre i battenti sabato 26 maggio ai giardini dell'arsenale. 

Al centro la varietà di forme e materiali dell'architettura dunque tutta la bellezza che può donare all'uomo e come luoghi e fatti umani siano correlati. Basti pensare alle proteste dei palestinesi finite in sanguinosa repressione per lo spostamento dell'ambasciata statunitense in un luogo sacro: Gerusalemme. 

Proprio status quo si intitola il padiglione israeliano. Per Shelley Mc Namara, architetta irlandese curatrice della biennale insieme alla collega Yvonne Farrell, gli architetti hanno una grande responsabilità nella protezione degli esseri umani: "Dobbiamo essere consapevoli delle questioni politiche al fine di costruire edifici che proteggano, nella misura in cui è possibile, lo status dell'essere umano nel mondo; è una affermazione molto generale lo so, ma l'architettura ha un'agenda politica che forse non è specifica dei partiti politici o di altri ma è un'agenda sociale, è una importante agenda sociale che ha implicazioni politiche profonde".

La 16esima biennale di architettura ospita 63 Paesi e terrà i battenti aperti fino al 25 novembre. 

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