Strage di Bologna, "La verità? Forse caduti lacci ma bersagli nebulosi"

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Di Simona Zecchi
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Il magistrato Otello Lupacchini, che ha sempre dubitato della pista nera, dice che diverse "verità", diverse ipotesi sulla strage del 2 agosto, potrebbero convivere.

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A quasi 38 anni dai fatti torna a far discutere la strage di Bologna, tra gli attentati più gravi del dopoguerra italiano. Il 2 agosto 1980 infatti una esplosione nella sala d'aspetto della stazione del capoluogo emiliano uccise 85 persone ferendone oltre 200.

Il magistrato Otello Lupacchini, oggi Procuratore generale d'Appello a Catanzaro, mai del tutto convinto anche in passato dell'unica verità accertata giudiziariamente, afferma in questa nostra intervista tra le altre cose che altre possono essere anche le verità ad emergere e che è possibile che queste stiano insieme.

In questo nuovo processo l'ex Nar (organizzazione di estrema destra neofascista) Gilberto Cavallini sarà imputato davanti alla Corte di assise per rispondere di concorso in Strage.

L'accusa a Cavallini è quella di aver supportato Giusva Fiorvanti Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, gli altri tre terrorisit Nar già condannati in via definitiva: i primi due all'ergastolo, il terzo a 30 anni. 

All'imputazione a Cavallini la Procura Bolognese è arrivata sulla base di una rilettura degli atti e su impulso degli esposti dell'Associazione dei familiari delle vittime. Di poco tempo fa è inoltre un'archiviazione sui mandanti della strage.

I difensori dal canto loro hanno chiesto come testi in udienza personaggi come "Carlos", al secolo Ilich Ramirez Sanchez che potrebbero provare a ventilare ai giudici ipotesi alternative come la pista palestinese, già archiviata nel 2015.

Si arriverà mai a una sentenza convincente e definitiva? Il magistrato dice: "Evidentemente l'emergere di nuove fonti e di nuovi contesti geopolitici che possono aver mutato la strategia della tensione soprattutto nella fase agonica della divisione del mondo in due blocchi, possono portare all'emersione di nuovi fatti. È caduto qualche impedimento a raccontare una verità diversa da quella giudizialmente raccontata finora?"

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