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Il radicale Cappato spiega la ragioni del biotestamento

Il radicale Cappato spiega la ragioni del biotestamento
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Di Paolo Alberto Valenti
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Una legge appena approvata in Senato garantisce la possibilità d'interrompere le terapie in caso di dolori insopportabili o malattia irreversibile

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Abbiamo raggiunto il radicale Marco Cappato protagonista della battaglia per la legge sul biotestamento.

Paolo A.Valenti, euronews: Marco Cappato cosa risolve la legge appena approvata sul biotestamento?

Marco Cappato, esponente politico radicale: "Risolve la richiesta di tutti i malati che dipendono da una terapia o che sono attaccati a una macchina che vorrebbero interrompere quella terapia anche se questo dovesse portare alla loro morte ma lo volessero fare senza soffrire e quindi poter essere sedati per interrompere le terapie, con questa legge avranno il diritto di farlo".

Paolo A.Valenti: Secondo lei nella legge è chiaro il confine fra la scelta di morire per gravi questioni sanitarie e la liceità della buona morte per tutti?

Marco Cappato: "La legge parla della liceità dell' interruzione delle terapie quindi in questo è molto chiara e non c'è equivoco. Noi come associazione Luca Coscioni, come radicali siamo anche a favore della legalizzazione dell'eutanasia ma con questa legge se una persona non è dipendente da un trattamento salvavita non puo' ovviamente ottenerne la sospensione quindi la morte, attraverso la sospensione. Quindi quelle tipologie, quei casi non sono previsti da questa legge".

Paolo A.Valenti: Dal punto di vista squisitamente morale, forse anche filosofico, lei è convinto che l'uomo possa sempre decidere della sua vita?

Marco Cappato: "Sì, sicuramente dopo aver verificato con molta attenzione e cautela la capacità di intendere e di volere e anche il fatto di aver ricevuto assitenza e cure adeguate e quindi non ci sia una condizione psicologica di abbandono o di sconforto momentaneo dopodichè verificate queste condizioni l'unica persona che può prendere la decisione finale è il paziente stesso in particolare se è sottoposto a sofferenze insopportabili all'interno, nel quadro di una malattia irreversibile, ecco in questo caso mi sembra proprio una tortura immaginare che quella condizione possa essere imposta dallo Stato o da chiunque altro".   

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