La Germania risarcice i sopravvissuti all'Olocausto rumeni: 336 euro al mese

La Germania risarcice i sopravvissuti all'Olocausto rumeni: 336 euro al mese
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Di Gioia Salvatori
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Il governo tedesco fissa i criteri: essere stati in un ghetto almeno tre mesi requisito minimo per l'indennizzo. Una sopravvissuta: "Mentre ci ammazzavano non pensavamo ai soldi"

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Tra il 28 e 29 giugno 1941 a Iasi, in Romania, ci fu uno dei più violenti pogrom della storia contro la comunità ebraica. I morti furono almeno 13.266, ma per le famiglie delle vittime il numero potrebbe sfiorare 15mila.
Mentre fuori si scatenava l’orrore Rene Aisma, un ragazzino ebreo di 10 anni e la sua famiglia, erano nascosti nella cantina di una casa e così si salvarono. Tutti tranne il nonno che finì deportato con uno dei treni della morte e perì in un campo di concentramento, non si sa neanche quale.

Il sussidio tedesco agli ebrei rumeni sopravvissuti
La Germania questo mese ha deciso di indennizzare con 336 euro mensili gli ebrei rumeni sopravvissuti all’olocausto. C‘è anche un elenco dei criteri per ottenere il sussidio. Li ha messi nero su bianco il ministro delle finanze tedesco; esclusi dall’indennizzo coloro che sono stati segregati per poche settimane: bisogna aver patito per almeno un trimestre. La compensazione scatta per chi è stato chiuso in un ghetto per almeno tre mesi, per chi ha vissuto nascosto senza aver visto la luce per almeno 4 mesi, oppure per chi ha vissuto sotto falsa identità per almeno 6 mesi. Essere stati in un campo di concentramento dà diritto all’assegno, qui non è richiesto il tempo minimo di reclusione.
Rene non prenderà nulla perché è morto in Israele a 84 anni due anni fa, d’altronde i sopravvissuti si contano ormai sulla punta delle dita. Sua sorella Anette Vainer , però, è in vita e raggiunta da euronews ha detto che da ragazzina, durante l’olocausto, c’erano tante cose che non capiva: “tante persone intorno a noi morivano e di certo non si pensava ai soldi, non era quello che ci feriva”.

Aurel, derubato e deportato, non ne ha diritto
Il caso di suo marito Aurel, 85 anni, ebreo rumeno anche lui, è paradossale. Siccome la sua famiglia è stata “semplicemente” spogliata di tutti i beni e costretta dai militari a spostarsi dal villaggio rumeno di Stafanesti a Botosani, capitale della regione, per vivere in un regime di semisegregazione, Aurel non può richiedere l’indennizzo: il suo caso non è abbastanza grave da rientrare nella graduatoria dei tedeschi.
“Quando andavo a scuola non mi era permesso uscire in certi orari, agli ebrei non era permesso neppure andare al mercato prima delle 10 quando, con la penuria della guerra, sui banchi non era ormai rimasto nulla. Ho ancora in mente le immagini dei convogli umani: vecchi, bambini, gente che consegnava le loro ricchezze con delle carrioline” – racconta a euronews. Ma Botosani, dove Aurel e la famiglia furono costretti a vivere così, non è un ghetto per il governo tedesco quindi Aurel continuerà a percepire solo l’indennizzo dello Stato rumeno: 219 euro al mese.

  • La Romania fu alleata della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Le persecuzioni furono perpetrate dalle milizie tedesche e dal governo locale.
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