“Non è un conflitto congelato, ma una vera e propria guerra”. Non le manda a dire Kurt Volker, il nuovo inviato speciale per gli Stati Uniti in Ucraina. Volker ha affermato che è la Russia a doversi addossare le sue responsabilità nell’esplosione del confitto nell’est del Paese.
Il diplomatico, che ha visitato, fra l’altro, la città di Kramatosk, 700 km sud est di Kiev, è considerato un falco a Washington per avere affermato che vorrebbe che gli Stati Uniti rifornissero l’Ucraina di armi per potersi difendere dalla Russia.
Davanti ai microfoni ha limato i suoi toni, non certo il contenuto delle sue dichiarazioni: “Abbiamo visto cos‘è accaduto e come è cominciato il conflitto. È importante che gli Stati Uniti siano sempre più coinvolti nel trovare una via per cambiare il corso delle cose e ristabilire quanto prima l’integrità territoriale ucraina”.
Quella trascorsa è stata una settimana particolarmente sangunosa con almeno dodici morti: Germania e Francia hanno continuato a chiedere l’mplementazione del cessate-il-fuoco voluto dagli accordi di Minsk in Bielorussia.