Scelta di campo del premier ungherese, nel braccio di ferro tra Varsavia e Bruxelles, sulla controversa riforma della Corte Suprema
L’Ungheria farà di tutto per difendere la Polonia dalle sanzioni ventilate dall’Unione Europea. Nel muro contro muro fra Varsavia e Bruxelles sulla controversa riforma della Corte Suprema, che di fatto elimina la separazione dei poteri, il primo ministro Orban sceglie senza esitazioni l’appoggio al governo conservatore del primo ministro Jaroslaw Kaczynski.
“È un trattamento ingiusto, infondato – ha detto Victor Orban, durante un comizio dalla città romena di Băile Tușnad -: un chiaro riflesso dei due pesi e delle due misure, che Bruxelles oggi applica alla Polonia. Non possiamo accettare una situazione del genere”. “Per questo – chiosa poi rivolgendosi al “compagno Martin Schulz”, l’ex presidente del Parlamento Europeo che non gli ha mai lesinato critiche – posso affermare che saremo in tutto e per tutto solidali con la Polonia”.
Proprio nella notte, il Senato polacco aveva approvato la riforma con 55 voti a favore e 23 contrari, al termine di un dibattito maratona di oltre quindici ore, segnato dalle proteste fra i banchi dell’opposizione. Approvata negli scorsi giorni anche dal Parlamento, la riforma autorizza il Ministro della giustizia a nominare e destituire i giudici, senza ulteriore controllo. Se entrasse in vigore, come primo effetto comporterebbe la decadenza immediata di tutti i giudici eccetto quelli di nomina presidenziale.
Ultima speranza dei manifestanti, scesi in piazza in un centinaio di diverse città, è ora che il presidente polacco Andrzej Duda non firmi la legge. Il Capo di Stato, anche lui espressione del partito conservatore Diritto e Giustizia che l’ha promossa, ha tre settimane per decidere se avallare il progetto, apporre il suo veto o, in caso di dubbio, rinviarlo all’esame della Corte Costituzionale.