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Turchia, Merkel: ''attivisti in carcere motivo di grande preoccupazione''

Turchia, Merkel: ''attivisti in carcere motivo di grande preoccupazione''
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Di Cinzia Rizzi
Pubblicato il
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La cancelliera tedesca reagisce alla decisione della magistratura turca di confermare la custodia cautelare per 6 degli attivisti di Amnesty fermati due settimane fa a Istanbul.

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Restano in prigione in Turchia sei dei dieci attivisti per i diritti umani, fermati due settimane fa durante un seminario sulla sicurezza informatica tenutosi a Istanbul. I magistrati turchi li accusano di aver «commesso reati nel nome di un’organizzazione terroristica senza esserne membri». Tra di loro c‘è anche un consulente tedesco di Amnesty International.

20 luglio: flashmob al Colosseo per #IdilEser #TanerKilic e gli altri difensori dei #dirittiumani https://t.co/zoU7GaUvkX #Turchia #FreeHRDs pic.twitter.com/GT8IvDLBHG

— Amnesty Lazio (@AmnestyLazio) 18 juillet 2017

“Questo è un altro di quei casi nei quali persone innocenti rimangono incastrate nelle ruote del sistema giudiziario e finiscono in carcere. Questo è motivo di grande preoccupazione e faremo tutto il possibile per aiutare queste persone, in particolare il connazionale Peter Steudtner”, ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Nel frattempo sono scesi in strada a Londra gli impiegati della sede britannica dell’organizzazione non governativa impegnata nella difesa dei diritti umani, per chiedere che i loro colleghi vengano rilasciati.

Idil Eser e altre 5 persone restano in carcere in attesa di giudizio sulla base di accuse ridicole https://t.co/6HyJKyyhmn pic.twitter.com/cls8kaIVVI

— amnesty italia (@amnestyitalia) 18 juillet 2017

“Non c‘è spazio nella Turchia di oggi per una società civile critica e indipendente, per un’informazione critica e indipendente. Questo va cambiato nella Turchia di Erdogan, un Paese che sta prendendo un cammino oscuro e pericoloso”, ha spiegato John Dalhuisen, Direttore di Amnesty International per l’Europa e l’Asia Centrale.

Quattro degli attivisti fermati lo scorso luglio sono stati liberati su cauzione, mentre per gli altri, tra i quali la direttrice di Amnesty Turchia Idil Eser, è stata disposta la custodia cautelare, che nel Paese può durare fino a cinque anni.

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