Una catena umana di 90 chilometri attraverso i confini di tre paesi per chiedere la chiusura immediata di due reattori nucleari.
È la protesta inscenata da almeno 50.000 tedeschi, olandesi e belgi, che si sono simbolicamente dati la mano da Tihange fino a Maastricht.
I reattori di cui si chiede la chiusura erano stati rilanciati nel 2015 dopo due anni di fermo in seguito alla scoperta di alcune fessure nella struttura.
Preoccupazione è stata espressa anche per l’allungamento di altri dieci anni della vita delle sette centrali belghe, quattro con più trent’anni e tre con oltre 40.
Nonostante l’allarme degli ambientallisti l’Agenzia belga per il controllo nucleare ribadisce che i reattori contestati “rispondono pienamente alle esigente di sicurezza”.