Anders Behring Breivik ha perso la causa da lui intentata contro lo Stato norvegese per “condizioni di detenzione disumane” durante il suo regime di isolamento.
Anders Behring Breivik ha perso la causa da lui intentata contro lo Stato norvegese per “condizioni di detenzione disumane” durante il suo regime di isolamento. L’autore delle stragi del 2011 nel centro di Oslo e poi nella vicina isola di Utoya non si rassegna alla decisione presa dalla corte d’appello.
Il suo legale, l’avvocato Oystein Storrvik, annuncia che andrà avanti: “Questo è il risultato che ci aspettavamo e abbiamo deciso di presentare ricorso. In primo luogo, alla Corte Suprema e, se questo non bastasse, alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Seguiremo i nostri piani. Il nostro obiettivo è ottenere un cambiamento”.
Nelle 55 pagine di sentenza si legge che l’isolamento prolungato a cui è sottoposto, senza contatti con gli altri detenuti, è giustificato dalla sua pericolosità. I tre giudici di appello hanno ribaltato la sentenza che a sorpresa lo scorso aprile si era pronunciata a favore del neonazista norvegese dicendo che il severo regime carcerario lo avrebbe radicalizzato ancora di più nella sua ideologia.
Era il 22 luglio 2011 quando Anders Breivik ha messo in atto le stragi a Oslo e sull’isola di Utoya dove sono state uccise 77 persone. Nel 2012 è stato condannato alla massima pena: 21 anni di prigione. Non si è mai pentito.