UNICEF-UNFPA: "200 milioni di donne subiscono mutilazioni genitali"

UNICEF-UNFPA: "200 milioni di donne subiscono mutilazioni genitali"
Di Euronews
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Ricorre la "Giornata Internazionale per la Tolleranza Zero sulle MGF". Pratica usata su 44 milioni di minorenni.

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Sono circa 200 milioni le donne in 30 paesi del mondo che hanno sofferto di una qualche forma di mutilazione
genitale. A sottolinearlo sono l’Unicef e l’Unfpa in occasione della “Giornata Internazionale per la Tolleranza Zero sulle Mutilazioni Genitali Femminili” che ricorre oggi per la sua edizione del 2017.

Altro dato che fa rabbrividire è che di quella totalità, 44 milioni hanno meno di 14 anni. Secondi i report delle due agenzie Onu, la più alta incidenza di questi casi si registra in Gambia (56%), in Mauritania (54%) e in Indonesia paese dove circa la metà delle ragazze fino a 11 anni ha subito questo tipo di pratica. Ma ancora. Metà delle donne e delle ragazze mutilate vive in tre paesi: Egitto, Etiopia e Indonesia, mentre i paesi dove l’incidenza del fenomeno è maggiore sono: Somalia (98%), Guinea (97%) e Djibouti (93%) e qui, gran parte dei paesi la maggioranza delle bambine vengono mutilate prima di compiere i cinque anni di età.

Unicef ed Unfpa hanno avviato nel 2008 un programma contro la mutilazione genitale femminile supportando 17 Paesi, ed hanno ottenuto numerosi successi. Fra questi: 13 Paesi hanno attuato politiche, disposizioni giuridiche e stanziamenti di bilancio per combattere le Mgf; oltre 1,6 milioni di ragazze e donne hanno ricevuto aiuti attraverso diversi interventi; oltre 18.300 comunità, circa 25,5 milioni di persone, hanno ripudiato la pratica. Solo nel 2016 – riferiscono le due agenzie – grazie al programma congiunto, a 730.000 ragazze e donne è stato garantito accesso a servizi di prevenzione, protezione e cure, mentre i responsabili delle pratiche sono stati consegnati alla giustizia (71 gli arresti, 252 casi di mutilazione genitale femminile sono stati sottoposti a giudizio, ottenendo 72 condanne).

Le Mgf – affermano il Direttore generale dell’UNICEF Anthony Lake e il Direttore generale dell’UNFPA Babatunde Osotimehin – “danneggiano in modo permanente i corpi delle ragazze, infliggendo un dolore lancinante. Causano gravi traumi emotivi che possono durate per tutta la vita. Aumentano il rischio di
complicazioni potenzialmente mortali durante la gravidanza, il lavoro e il parto, mettendo a repentaglio la vita della madre e del bambino. Negano alle ragazze la loro autonomia e violano i loro diritti umani. E nonostante i tanti progressi fatti per abolire questa pratica, milioni di ragazze, molte tra queste minorenni,saranno costrette a subire questa pratica quest’anno. Nel 2017 – continuano – dobbiamo chiedere azioni piu’ veloci per far progredire questo risultato. Questo significa chiedere ai Governi di attuare e rafforzare le leggi e le politiche per la protezione dei diritti delle ragazze e delle donne e prevenire la pratica”.

Uno studio coordinato dall’Università milanese della Bicocca, tra le comunità migranti in Italia, sarebbero tra le 46mila e le 57mila le donne costrette a mutilazioni genitali. Tra questa anche neocittadine italiane, ma originarie di quei paesi dove la pratica ancora esiste quello da tutti condannato come un vero, autentico abuso.

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