World Economic Forum: speranze e timori per il 2017. I potenti della terra ne hanno discusso a Davos

World Economic Forum: speranze e timori per il 2017. I potenti della terra ne hanno discusso a Davos
Diritti d'autore 
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Gli Stati Uniti di Trump e il rischio di tensioni con la Cina

PUBBLICITÀ

I potenti e i ricchi del mondo anche quest’anno hanno partecipato al World Economic Forum di Davos, per fare il punto su ciò che potrebbe portare il 2017. Che anno potrebbe rivelarsi? Il primo reportage di Sarah Chappell è dedicato ad alcuni dei cambiamenti geopolitici che potrebbero caratterizzare quest’anno.

Sarah Chappell:
“La globalizzazione sta arretrando? La Russia avrà nuove relazioni speciali con gli Stati Uniti? Il futuro dell’UE o della NATO sono in pericolo? Sono queste alcune delle domande circolate al Forum di Davos di quest’anno. Con così tanti cambiamenti geopolitici in atto, le risposte sono impossibili da prevedere – ma alcuni sono profondamente preoccupati per quello che potrebbe portare il 2017”.

Una potenziale escalation nelle tensioni tra Stati Uniti e Cina è la preoccupazione principale per Robin Niblett, a capo del think tank Chatham House. Niblett ha sottolineato come al Congresso statunitense, una parte dei deputati abbia chiesto una più forte presa di posizione degli Stati Uniti contro le rivendicazioni marittime della Cina, nel Mar Cinese Meridionale.

“Donald Trump – ha chiarito Niblett – ha detto che la Cina è una delle minacce principali per l’America. Se gli Stati Uniti dovessero respinge militarmente la Cina, com‘è stato suggerito da alcuni, allora la Cina, che si sente insicura internamente, potrebbe respingere gli Stati Uniti a sua volta e si potrebbe innsecare una scintilla accidentale che porterebbe al conflitto. Con implicazioni devastanti da punto di vista economico e geopolitico”.

Anche durante il World Economic Forum si è detto che il rischio geopolitico numero uno è che siamo in un ‘mondo davvero multipolare’ e che da più parti proviene il rischio di conflitto.

“Le sfide globali sulla non proliferazione, e sulla sicurezza informatica – chiarisce Lee Howell, Managing Director del World Economic Forum – rimangono. Forse non abbiamo i meccanismi in questo momento – ed è ancora più difficile portare le persone attorno a un tavolo in questo nuovo ambiente multipolare, ma occorre sforzarsi perché questi sono i veri rischi globali”.

Davos: What's New, What's Not…And What's Next https://t.co/YRxEmOmjtp

— Lee Howell (@davosnotes) January 19, 2017

Con simili incertezze, quest’anno alcuni delegati presenti a Davos non hanno osato fare previsioni su quanto gli equilibri geopolitici potrebbero mutare durante il 2017 e su come l’anno potrebbe terminare.

Isabelle Kumar:
Il Presidente e amministratore delegato di Renault-Nissan è un habitué di Davos. Noto il suo intuito per capire quele strada imboccare. Anche quest’anno abbiamo incontrato Carlos Ghosn. Cominciamo con le cose divertenti. Di cosa è più entusiasta quest’anno, parlando di nuove tecnologie?

Carlos Ghosn:
Di un sacco di cose. Quest’anno sarà dedicato al marketing sulle nuove tecnologie delle auto elettriche, che davvero diventeranno la tendenza dominante. Poi verranno fatti passi in avanti nel campo dei veicoli autonomi e senza guidatore e nel campo della connessione. Connessione delle vetture e connessione dei servizi. Nel 2017 accadranno un sacco di cose per cui non vedo l’ora di assistere alla trasformazione del nostro prodotto che avverrà davanti ai nostri occhi.

euronews:
Ci sono anche altri cambiamenti all’orizzonte, e Lei ne è consapevole. Si parla di una potenziale ritirata dalla globalizzazione. Ne abbiamo sentito parlare molto qui a Davos. Questo la preoccupa?

Carlos Ghosn:
Certo, questo ovviamente è un motivo di preoccupazione anche se non sono molto pessimista al riguardo perché penso che alla fine, dato che tutti sono interessati alla globalizzazione, se ci sarà un ripensamento non si andrà molto in là. Si tratterà più di una correzione di alcuni accessi, di un marketing migliore sui benefici della globalizzazione. Francamente non mi aspetto una vera ritirata – e anche se così fosse non sarebbe drammatica o una sorta di negazione della globalizzazione. La globalizzazione è destinata a continuare. In forme diverse, limitando gli accessi, correggendone alcuni, forse la percezione, ma è destinata a continuare.

euronews:
Su Donald Trump: quanto crede che inciderà sull’andamento dell’industria automobilistica,visto che ne ha parlato molto?

Carlos Ghosn:
Credo che si sia trattato di molta speculazione preventiva sulle posizioni di questa nuova amministrazione. Il presidente degli Stati Uniti ha detto due cose molto chiare: ‘prima di tutto l’America’ e ‘posti di lavoro negli Stati Uniti’. Questo è il messaggio: ha detto finchè opererete negli Stati Uniti, finché darete la sensazione che l’America viene prima e finché creerete abbastanza posti di lavoro negli Stati Uniti, a noi va bene. Le case automobilistiche
finora hanno adattato la loro strategia in funzione dell’accordo esistente. L’accordo esistente è il NAFTA. Ma il NAFTA sta per cambiare. Probabilmente. Non è ancora certo, ma probabilmente il NAFTA verrà cambiato. Verranno rinegoziati alcuni degli accordi. Ma io non credo che qualcuno voglia dire: ‘ok, niente più libero commercio’. No, si tratterà piuttosto di un libero scambio diverso. E forse prenderà più in considerazione l’interesse dell’economia principale nel NAFTA. A noi va bene, ci si adatterà a questa situazione.

euronews:
Infine, qual è il posto dell’Europa in tutto questo? Perché l’Europa sta entrando in una fase di maggiore incertezza.

Carlos Ghosn:
L’incertezza per l’Europa deriva dalle numerose elezioni nel continente. Elezioni importanti nel 2017. Da qui deriva l’incertezza ma, da un punto di vista economico, credo che per l’Europa sarà un anno positivo. Non ci sarà una crescita vistosa ma una crescita moderata, nell’attesa delle elezioni e, se tutto va bene, nel 2018 ci sarà una sterzata più chiara dell’economia.

Isabelle Kumar:
Il 2016 è stato un anno poco brillante in termini economici, con maggiore incertezza globale. Sarah Chappell ha dato uno sguardo a quel che il 2017 potrebbe avere in serbo.

‘Troppo lenta per troppo a lungo’ Questo il verdetto dell’Fondo monetario internazionale sull’economia globale a metà del 2016. Guadagni modesti, sia per le economie avanzate sia per i mercati emergenti, hanno mantenuto la crescita globale attorno al 3% per diversi anni.

Sarah Chappell, euronews:
“Qui, al World Economic Forum di Davos, si spera che il 2017 sia l’anno in cui l’economia globale uscirà dalla stasi. Fondamentale sarà caprire quali saranno le politiche degli Stati Uniti”.

PUBBLICITÀ

Il nuovo capo della Casa Bianca, Donald Trump ha promesso di tagliare le tasse e ridurre tagliare la regolamentazione. Jeff Schumacher, amministratore delegato della società di investimento BCG, è ottimista su ciò che la nuova presidenza potrebbe significare per le imprese.

“Trump – ha detto ai nostri microfoni – potrebbe essere l’imprenditore degli imprenditori e creare crescita negli Stati Uniti. Se l’imposta sulle società venisse ridotta e ci fosse meno regolamentazione, penso che aumenterebbe l’afflusso di capitali verso gli Stati Uniti. Con simili capitali e una simile crescita, gli Stati Uniti, per le dimensioni del loro mercato e della loro economia, trascinerebbero con sé l’economia globale”.

Ma gli Stati Uniti potrebbero essere sia il motore della crescita globale, sia il suo freno. Per alcuni, la retorica protezionistica di Donald Trump – se messa in atto – potrebbe significare guai seri, come spiega l’economista Nariman Behravesh.

“Se il suo populismo fosse pro crescita – chiarisce Nariman Behravesh, capo economista presso IHS Consulting – sarebbe bello. Ed è quello che credo accadrà alla fine. Ma se fosse un populismo protezionista, potrebbe rivelarsi disastroso per Stati Uniti, Cina e molte altre parti del mondo. Saremmo davanti a uno scenario di recessione”.

Qualunque siano le decisioni politiche adottate, sicuramente ci saranno grandi cambiamenti
negli Stati Uniti con effetti a catena in tutto il mondo.

PUBBLICITÀ

Isabelle Kumar, euronews:
“Sui van di Davos si possono sentire alcuni tra i pettegolezzi più succosi. Sarah Chappell ci ha fatto un giro per valutare gli stati d’animo al Forum. A Davos si è fatto anche il punto sui tumultuosi eventi degli anni passati. Durante il forum, abbiamo chiesto ai delegati quali siano le loro speranze per il mondo in questo 2017. Ecco una selezione delle loro risposte”.

Rosan Roeslani, presidente della Camera di Commercio indonesiana:
“Ci sono sempre cicli nella vita, alti e bassi. Ma credo si debba sempre essere ottimisti, guardare avanti”.

Anat Bar-Gera, presidente Cyverse:
“Spero davvero che questa parte del mondo, composta dai leader, dai privilegiati, dai ricchi, quest’anno sarà in grado di includere, prendersi cura e risolvere i problemi dell’altra parte del mondo. Dei rifugiati, delle persone che attaversano i mari, dei bambini siriani. Di tutti quei problemi finora irrisolti”.

Dhruv Sawhney, presidente di Triveni Turbine Ltd.:
“A Davos ogni anno abbiamo avuto speranze. Che non si sono mai realizzate. Sono 25 anni che vengo qua. Due, tre anni fa non avremmo mai immaginato che sarebbe arrivato il premier indiano Modi, che sarebbe successa la Brexit o l’elezione di Trump. Fare previsioni a Davos non è molto semplice”.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Davos 2018, attesa per Donald Trump

Svizzera, le acque del Lago di Ginevra si riscaldano da 4 a 5 volte più velocemente degli oceani

La Svizzera pensa a più soldi per la difesa: "Esercito debole" dice la ministra Amherd