Ripartizione migranti, domenica referendum in Ungheria

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Il referendum di domenica in Ungheria sulla ripartizione dei migranti, decisa a livello europeo, è un test per tutti i 27 stati membri.

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Il referendum di domenica in Ungheria sulla ripartizione dei migranti, decisa a livello europeo, è un test per tutti i 27 stati membri.

Se prevale il no, un velo sinistro calerà sulla politica d’accoglienza voluta da Bruxelles, politica che ha nella Germania di Angela Merkel la porta bandiera.

La campagna elettorale governativa ha fatto leva sul malessere e la diffidenza che il flusso eccezionale di migranti ha generato alla fine dell’anno scorso.

Il portavoce del governo, Zoltán Kovács:

“Vogliamo che la gente partecipi alla consultazione dando la propria posizione sul fatto che l’Unione possa decidere, senza interpellare il parlamento ungherese, su qualcosa che riguarda la vita di questo Paese”.

L’opposizione ungherese resta divisa; se la formazione di estrema destra Jobbik ha militato per il no, il partito liberale ungherese, che conta appena un deputato in parlamento, milita per il sì. I partiti di sinistra invece invitano all’astensione, ritenendo che sia una cosa da gestire a livello governativo.

Anche la società civile è divisa, a contrastare la macchina governativa molte Ong, alcune delle quali invitano a votare scheda bianca o rendere nullo il voto.

L’associazione culturale “Il cane a due code”, registrata a tutti gli effetti come formazione politica, ha fatto campagna cercando di ridicolizzare il messaggio governativo.

Gergo Kovàcs, Il cane a due code:

“Se il numero dei voti nulli fosse alto, dimostrerebbe come non sia servita a niente la politica di odio del governo”.

I sondaggi danno il no, e quindi la bocciatura della politica europea, in vantaggio.
Anche se molti elettori ammettono di non sapere per che cosa vadano a votare.

Il raggiungemento o meno del quorum farà la differenza, al momento, stando sepre ai sondaggi, gli elettori che si recheranno alle urne si attestano tra il 48 e il 54%.

Secondo quest’analista politico, il referendum ha una valenza interna e internazionale.

Attila Juhàsz:

“La domanda di politica interna è: riuscirà il premier Victor Orban a rafforzare il proprio potere liberandosi di un’opposizione quasi inesistente.
A livello internazionale invece ci si chiede quanto lontano intende andare ancora Orban, destabilizzando in questo modo l’Unione europea? Cercando di imporre la propria politica migratoria agli altri stati membri?

L’ondata migratoria dell’anno scorso ha interessato in modo massiccio anche l’Ungheria, alimentando negli ungheresi sentimenti di diffidenza verso i migranti.
Il 67% degli ungheresi , stando ai più recenti sondaggi, sono animati da sentimenti contradditori e non necessariamente positivi nei confronti dei richiedenti asilo.

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