Il caldo abbraccio di Giove alla sonda Juno si sta per compiere, con tutte le incognite del caso: perché sarà un incontro decisamente elettrico, con sciami di particelle a bombardare la sonda, un camp
Il caldo abbraccio di Giove alla sonda Juno si sta per compiere, con tutte le incognite del caso: perché sarà un incontro decisamente elettrico, con sciami di particelle a bombardare la sonda, un campo magnetico enorme, uno strato di idrogeno che rischia di fare da conduttore e soprattutto una quantità di radiazioni pari a quelle di 100 milioni di radiografie.
E l’incognita del tempo: la sonda deve entrare nell’orbita alle 5.35, altrimenti è persa. Ma è un incontro dalle molte ambizioni:
“Abbiamo già inviato delle sonde verso Giove, Galileo era l’ultima, ha orbitato per anni intorno a Giove. Ha studiato il pianeta, ma solo la superficie, ha guardato le sue lune. Adesso con Juno abbiamo la possibilità di tornare per uno studio più approfondito”.
Nessuna sonda è mai stata così vicina alla superficie di Giove, e quindi in un ambiente così estremo: per questo è dotata di schermature tutte particolari, soprattutto quelle che proteggono il sensore d’assetto, quattro volte più robusto rispetto al più resistente costruito finora. È di produzione italiana, come due dei nove strumenti scientifici a bordo.