Petrolio, intesa Russia-Arabia Saudita per congelare la produzione

Petrolio, intesa Russia-Arabia Saudita per congelare la produzione
Di Giacomo Segantini  Agenzie:  REUTERS, BLOOMBERG

L'esperto a Euronews: "I produttori hanno capito che devono intervenire"

Un primo passo. Così gli esperti commentano l’intesa raggiunta a Doha da Russia, Arabia Saudita, Qatar e Venezuela sul congelamento della produzione di petrolio ai livelli di gennaio.

Non vogliamo turbolenze nei prezzi. Ma non vogliamo nemmeno una riduzione dell'offerta. Quello che vogliamo è soddisfare la domanda e vogliamo un prezzo del petrolio stabile

Un piano ancora sulla carta ma che, secondo Riad, rappresenta l’avvio di un processo per far risalire il costo del greggio (oggi crollato a 30 dollari) a livelli ritenuti accettabili dai bilanci statali.

“Non vogliamo turbolenze nei prezzi”, ha detto il ministro saudita Ali al-Naimi. “Ma non vogliamo nemmeno una riduzione dell’offerta. Quello che vogliamo è soddisfare la domanda e vogliamo un prezzo del petrolio stabile”.

Forte la delusione dei mercati, che speravano in un vero e proprio taglio coordinato tra Opec e produttori esterni al Cartello e che, alla diffusione dei dettagli, hanno bruciato i guadagni visti nel prezzo al barile.

L’intesa, in effetti, farà poco o nulla per ridurre l’attuale surplus globale (l’offerta supera la domanda), dato che proprio a gennaio Arabia Saudita e Russia, i due maggiori produttori del pianeta, avevano pompato oro nero a livelli record: rispettivamente 10,2 milioni e 10,5 milioni di barili al giorno.

Senza contare che l’effettiva applicazione del piano è condizionata all’adesione degli altri produttori. Il problema, in tal caso, risiede all’interno dell’Opec: improbabile che l’Iran, appena liberatosi delle restrizioni economiche, si lasci imbrigliare da condizioni del genere prima di aver riportato la sua produzione ai livelli pre-sanzioni.

L’esperto

Per discutere cause e conseguenze dell’annuncio di questo martedì, Oleksandra Vakulina di Euronews ha parlato con Nour Eldeen al-Hammoury, responsabile delle strategie di mercato di ADS Securities ad Abu Dhabi.

Euronews: “Parliamo del tempismo. I prezzi del greggio sono in calo da più di un anno. Perché questo apparente tentativo di sostenere i prezzi proprio ora?”

Nour Eldeen al-Hammoury: “I produttori hanno sempre dato per scontato che il prezzo del petrolio sarebbe risalito grazie al recupero dell’economia globale e alla crescita della domanda invernale nell’emisfero boreale. Ma questo non è accaduto e ora hanno capito che devono agire. Non possono intervenire sul rallentamento globale, ma possono collaborare per gestire le forniture e sostenere i prezzi. È un primo step, questo vertice era improrogabile, e pensiamo che l’inizio del dialogo sia una cosa positiva”.

Euronews: “Che conseguenze ci saranno? Per il momento questi quattro produttori di petrolio hanno deciso di congelare i livelli di produzione. Presto vedremo una vera riduzione? E che segnali invia questa mossa ai mercati?”

Nour Eldeen al-Hammoury: “La prima mossa è fatta. Ora sappiamo che quattro grandi produttori vogliono collaborare per controllare l’offerta. Non ci aspettavamo una riduzione delle forniture, non da questo vertice, che però ha il merito di impostare i prossimi appuntamenti. Tutti sanno che, al momento, non ci sono alternative al petrolio, per cui intervenire sull’offerta è il modo migliore per ottenere un prezzo di mercato adeguato. Per cui è un segnale positivo per i mercati. Il calo dei prezzi di oggi non mi ha sorpreso. Rimaniamo in attesa di ulteriore cooperazione e di nuove azioni da parte dell’Opec e della maggioranza dei produttori”.

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