Siria: una guerra per procura senza fine

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Malgrado l’accordo raggiunto a Monaco, la scorsa settimana, la fine del conflitto siriano non sembra a portata di mano. Le diplomazie di tutto il

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Malgrado l’accordo raggiunto a Monaco, la scorsa settimana, la fine del conflitto siriano non sembra a portata di mano.
Le diplomazie di tutto il mondo sono al lavoro, ma sul suolo siriano si scontrano ormai gli interessi regionali e internazionali più diversi in vista forse di possibili regolamenti di conti.

Intanto la decisione dell’Arabia Saudita di radunare uno schieramento di truppe senza precedenti nel nord del Paese in vista di un intervento di terra è stata salutata positivamente dagli Stati Uniti.

Adel Al-Jubeir, ministro degli Esteri saudita:

“Se la coalizione guidata dagli americani dovesse mandare truppe di terra in Siria, l’Arabia Saudita sarebbe pronta a partecipare dispiegando forze speciali”.

Siamo comunque a una svolta per gli americani, secondo cui le mosse delle prossime ore ne determineranno gli sviluppo decisivi. Ma le posizioni dei principali attori internazionali, restano le più lontane:

Dmitry Medvedev, premier russo:

“Nessuno vuole una nuova guerra. Operazioni di terra porterebbero a allungare il conflitto”.

John Kerry , segretario id Stato americano:

“C‘è la possibilità di mandare militari pe operazioni di terra per combattere Daesh”.

Il conflitto siriano si avvia al suo quinto anno, iniziato sulla scia della primavera araba, era nato con l’illusorio obiettivo di costringere alle dimissioni il presidente Bashar al Assad.
Disdegnato forse dalle potenze regionali inizialmente dimenticato da quelle internazionali, a causa della posizione strategica della Siria, la crisi ha finito per coinvolgere i paesi confinanti e l’intera comunità internazionale.

All’inizio l’opposizione a Bashar al Assad, riunita nell’ Esercito siriano libero (Esl ), combatte le truppe governative.

Presto entrano in scena nuovi attori protagonisti che vanno a infoltire le file dei ribelli; è poi la volta di Daesh e dei peshmerga curdi.
L’esercito governativo, così come Daesh combattono tutto e tutti, mentre i curdi concentrano le proprie operazioni nella parte settentrionale della Siria combattendo le truppe dell’Isil.

Arrivano poi la grandi potenze: Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran, Arabia Saudita.
Il nemico comune di tutti è Daesh; ma sul terreno gli sviluppi del conflitto così come gli obiettivi dei rispettivi attacchi sono diversi.
La Russia, alleato storico di Assad, continua a prendere di mira obiettivi civili e l’opposizione siriana. La Turchia è preoccupata dell’avanzata curda, che rischia di controllare gran parte della Siria settentrionale che confina con la Turchia.

Una guerra per procura che continua a far vittime in Siria, esportando terroristi e migranti.
Ma lo scenario potrebbe diventare ancora più sinistro, secondo molti analisti, se sul suolo siriano i turchi si trovassero di fronte i russi e i sauditi gli iraniani.
Gli sviluppi sarebbero imprevedibili.

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