Applausi, tensioni e niente Cristina. Macri presidente di un'Argentina divisa

Grandi applausi, assenze eccellenti e già qualche tensione in strada. Se nel suo primo discorso da presidente argentino, l’ex sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri viene acclamato in Aula per le sue promesse di rilanciare l’economia e sradicare la corruzione, non basta però la first lady Juliana al suo fianco per far dimenticare una pesante assenza in platea.
Mentre a congratularsi con lui sfilano tra gli altri il Capo di Stato colombiano Santos e quello boliviano Morales, a mancare è proprio l’ex “Presidenta” Cristina che ha snobbato il giuramento, preferendo volare in Patagonia.
Malgrado la festa che i sostenitori riservano a Macri, un forfait che la dice lunga sull’Argentina spaccata del dopo-Kirchner, che il primo presidente non peronista da oltre 10 anni si trova ora a guidare.
“Se il nostro paese è in preda al crimine – scandisce un manifestante, avvolto in una bandiera con l’effigie di Macri – è perché l’amministrazione Kirchner era complice. Complice dei trafficanti di droga. Con Macri tutto ciò avrà fine”.
Qualche scintilla è poi scoppiata ai piedi della Casa Rosada fra i sostenitori del neopresidente e quelli delle Madri di Plaza de Mayo. Poco più di qualche spintone, ma voci che rivelano visioni agli antipodi e preannunciano un dialogo politico a dir poco difficile.
“Ancora una volta il nemico sarà proprio dentro il palazzo presidenziale – dice Hebe de Bonafini, una delle fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo -. Dopo 12 anni eccolo di ritorno”.
Proprio a loro, rompendo un tabù, Macri si era rivolto, affacciandosi dal balcone della Casa Rosada, come nessuno aveva più fatto dai tempi di Peron.