Mosca l’aveva preannunciato e alla fine l’ha fatto. Anche senza l’appoggio della comunità internazionale. Bombardare obiettivi dei terroristi
Mosca l’aveva preannunciato e alla fine l’ha fatto. Anche senza l’appoggio della comunità internazionale. Bombardare obiettivi dei terroristi dell’ISIL in Siria. Un’azione mirata e non breve dicono dalla commissione Esteri della Duma: tre-quattro mesi di raid per colpire gli oppositori del presidente siriano Bashar al Assad.
Inevitabilmente la mossa del Cremlino sta facendo salire la tensione a livello internazionale. Dopo il faccia a faccia all’Onu tra Putin e Obama e le riconfermate divergenze tra Washington e Mosca sulla Siria ora il Pentagono valuta se gli Stati Uniti debbano usare la forza militare per proteggere i ribelli anti-Assad da loro stessi addestrati. Da parte sua Washington ha ribadito ancora una volta che i raid russi si devono concentrare solo ed esclusivamente su postazioni dell’autoproclamato Stato Islamico.
In un comunicato congiunto Gran Bretagna, Francia, Germania, i Paesi alleati del Golfo Persico e la Turchia hanno espresso forte preoccupazione circa le azioni di Mosca. In poche parole i raid potrebbero non solo portare a un’ulteriore escalation del conflitto in corso ma anche a un’ulteriore rafforzamento del fondamentalismo islamico e non solo in Siria.
Diversi analisti ritengono che Vladimir Putin in questa sua mossa sia isolato. Forse. Intanto il leader della Cecenia Ramzan Kadyrov ha chiesto di poter inviare a Damasco le “sue” unità militari, per combattere l’ISIL e il terrorismo.