Coree: non sono solo canzonette

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Di Cecilia Cacciotto
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Proiettili, altoparlanti e conzonette. Di propaganda. Le nuove tensioni tra le due Coree potrebbero essere sintetizzate così. Se non si rischiasse

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Proiettili, altoparlanti e conzonette. Di propaganda.

Le nuove tensioni tra le due Coree potrebbero essere sintetizzate così.

Se non si rischiasse di sminuire un braccio di ferro che da oltre 60 anni divide i due Paesi asiatici.
Il leader nordcoreano Kim Jong-Un ha dichiarato il quasi-stato di guerra, dopo lo scambio di colpi d’artiglieria giovedì.

Quando Pyongyang ha cercato di mettere a tacere alcuni altoparlanti di Seul che da giorni lanciavano slogan facendo propaganda contro il Nord e inondando di mille decibel la frontiera demilitarizzata tra i due Paesi.

La Corea del Sud ha risposto con diversi colpi di artiglieria.

Si tratta del peggior incidente degli ultimi 15 anni. Che manda all’aria i, seppur timidi, tentativi di disgelo della presidente sudcoreana Park Geun-Hyes che lavorava a un riavvicinamento dopo l’affondamento nel 2010 di una nave militare di Seul che causò la morte di 46 militari.

Secondo i media locali, Kim Jong-un ha ordinato alle Unità speciali dell’esercito popolare coreano di tenersi pronte nel caso l’ultimatum non sia rispettato. Questo scade sabato mattina, alle 10,30, ora italiana.

Mentre Pyongyang mostra i muscoli, (i militari si esercitano al tiro a segno su un’immagine della presidente sudcoreana), Seul è convinta che la sorellastra voglia aumentare la tensione al fine di portarla a livelli massimi.

L’eco della pressione psicologica esercitata attraverso gli altoparlanti e delle manovre militari ha avuto ripercussioni economiche immediate sui mercati internazionali.

Motivo in più per gli Stati Uniti di monitorare la situazione, Washington ha in Corea del Sud 28 mila uomini.

E ha già chiesto a Pyongyang di fermare i tiri.

Le minacce coincidono con l’inizio delle grandi esercitazioni navali tra le truppe di Seul e quelle statunitensi.

Manovre che puntualmente scatenano l’ira di Pyongyang.

Un’isteria cui Washington è abituata ma che non sottovaluta.
Come sottolinea il Capo di stato maggiore dell’Esercito statunitense Raymond Odierno:

“Come al solito ci troviamo di fronte a una Core del Nord instabile e imprevedibile di cui diffidare.

L’episodio arriva in un momento difficile nei rapporti tra le due Coree: Seul accusa Pyongyang di aver posizionato delle mine nella zona demilitarizzata del confine che hanno provocato il ferimento di due soldati la settimana scorsa.

2.25 ends

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