Myanmar: prove generali di democrazia

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Il Myanmar, l’ex Birmania, si prepara alle elezioni generali di Novembre. Si tratta delle prime consultazioni libere, dal 2011, quando un governo di

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Il Myanmar, l’ex Birmania, si prepara alle elezioni generali di Novembre.

Si tratta delle prime consultazioni libere, dal 2011, quando un governo di civili mise fine a una dittatura militare durata 50 anni.

Una prima storica: gli analisti concordano nel dire che non saranno elezioni perfette ma saranno piuttosto libere e eque.

Tra le sfide cui il paese è confrontato anche quella di registrare digitalmente oltre 30 mila gli elettori.

Stando a un primo controllo delle liste degli elettori, sono balzate agli occhi diverse pecche: alcuni morti hanno ancora il diritto a presentarsi al seggio, mentre diverse persone, queste in vita, non compaiono in alcuna lista.

Vi partecipa anche la Lega Nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, che potrebbe fare incetta di voti.

All’inizio del mese, l’ex premio Nobel per la pace ha messo fine ai rumors, confermando la partecipazione alle elezioni del suo partito, malgrado la Costituzione le impedisca di fatto di diventare presidente.
Secondo l’articolo 59, chi sia sposato o abbia figli con passaporto straniero non può aspirare alla più alta poltrona del Paese. Entrambi i figli di Suu Kyi hanno passaporto britannico.

Secondo gli speculatori, ci sarebbe un accordo tra Suu Kyi e l’attuale presidente del Parlamento, per sostenere l’elezione di quest’ultimo. Con cui la Lega nazionale per la democrazia emenderà la legge fondamentale del Paese.

Sembra lontanissimo il 1990 e la vittoria della Lega alle elezione. L’esito venne ignorato dall’esercito. Sembra lontano il 2010 quando il partito di Ang San Suu Kyi boicottò le elezioni.

Il 2011 è l’anno della svolta, la giunta militare che governa il Myanmar da 50 anni, è sostituita da un governo di civili. È un segnale abbastanza forte per l’Occidente per revocare in parte le sanzioni.
Alle legislative del 2012, la Lega di Suu Kyi riporta una schiacciante vittoria.

Le elezioni di novembre consentiranno di prendere il polso del Paese e valutarne i progressi.

Molti oppositori politici restano in carcere, i media sono sotto stretto controllo e le minoranze etniche sono ancora vittime di discriminazione.

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