La fotografia inviata a un numero di cellulare canadese. Gli investigatori non escludono che sia solo un tramite
Proprio mentre familiari e amici si raccoglievano per ricordare la vittima dell’attacco nei pressi di Lione, ad esasperare la loro sofferenza emergevono nuovi e raccapriccianti particolari. Il sospetto da venerdì nelle mani della polizia si è ritratto con la testa mozzata di Hervé Cornara, il direttore della società per cui lavorava, in un selfie che ha poi inviato via WhatsApp a un numero canadese. L’utenza non è stata ancora localizzata e gli investigatori non escludono che si tratti di un tramite per raggiungere altri destinatari.
The man accused a terror attack in France allegedly took a selfie with his boss' severed head. http://t.co/JqDv1rPKF5pic.twitter.com/wStqMsjjrI
— news.com.au (@newscomauHQ) 27 Giugno 2015
Fermato mentre tentava di far esplodere delle bombole nella fabbrica di gas industriali Air Products di Saint-Quentin-Fallavier, Yassin Salhi ha intanto cominciato a rispondere agli investigatori.
Il ritrovamento della testa della vittima appesa a una cancellata accanto a bandiere inneggianti all’Islam radicale ricorda le messe in scena del sedicente Stato Islamico e accredita la pista di derive estremiste che già in passato avevano portato le autorità francesi a interessarsi a Salhi.
#ISERE Attentat en Isère: selfie macabre, radicalisation... l'enquête progresse sur Yassin Sahli http://t.co/zSqc2aUuog
— francetv info (@francetvinfo) 27 Giugno 2015
Nel mirino dei servizi dal 2006 al 2008, l’uomo era stato poi di nuovo sorvegliato per i suoi legami con gli ambienti salafisti tra il 2011 e il 2014.
Insieme a lui sono stati fermati anche la moglie, la sorella e un uomo che si aggirava nei pressi della Air Products al momento dell’attacco. Privilegiata appare al momento la pista di possibili collegamenti con Siria e Iraq, paesi che accolgono ormai oltre 470 persone partite dalla Francia, per unirsi alla jihad.