La crisi finanziaria della Grecia divampa nell’autunno del 2009, quando viene smascherata una menzogna di Stato. A farlo è l’allora primo ministro
La crisi finanziaria della Grecia divampa nell’autunno del 2009, quando viene smascherata una menzogna di Stato.
A farlo è l’allora primo ministro socialista, George Papandreou, che, appena eletto, rivela quanto i suoi predecessori avevano tenuto nascosto. Emerge così che le statistiche inviate a Bruxelles sulla situazione economica del Paese erano state falsificate allo scopo di entrare nell’eurozona.
“Il deficit per quest’anno ammonta al 12,7% del Prodotto interno lordo – dichiara Papandreou – e il debito pubblico sfiora i 300 miliardi di euro. Di conseguenza, il nostro Paese rischia di soffocare sotto la mole del debito”.
Mentre l’Europa è alle prese con gli effetti della crisi internazionale, Atene rischia l’insolvenza. L’esecutivo prepara un piano a base di privatizzazioni miliardarie, congelamento degli stipendi pubblici, lotta all’evasione e riforme strutturali.
L’uscita dall’eurozona è un’eventualità che ora viene discussa apertamente da molti economisti.
Nel giro di poche settimane, il deficit per il 2009 è rivisto al rialzo al 15% e le agenzie di rating, da Fitch a Moody’s a Standard & Poor’s, tagliano il giudizio sul debito greco.
Nei primi mesi del 2010, il debito pubblico sale a 350 miliardi, costringendo l’esecutivo a richiedere l’aiuto internazionale.
La Grecia diventa il primo Paese a ottenere un piano di salvataggio: 110 miliardi di euro, in cambio di una cura di austerità.
Di fronte al deteriorarsi della situazione, l’anno seguente viene elaborato un secondo piano, che prevede nuovi prestiti e una parziale ristrutturazione del debito detenuto dalle banche private.
Nel 2012, il default è evitato solo da un accordo con l’83,7% dei creditori privati.
Il 2015 si apre con la vittoria di Syriza alle elezioni legislative. Alexis Tsipras promette di rinegoziare gli impegni assunti con i creditori internazionali. Cinque anni di austerità hanno provocato un crollo del Pil del 25%; un quarto dei greci è disoccupato.