La delicata posizione dell'Egitto su Israele e Gaza

La delicata posizione dell'Egitto su Israele e Gaza
Di Euronews
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Per le strade del Cairo gli egiziani manifestano contro i raid israeliani su Gaza. Non è una novità per il paese. Ma obbliga il presidente Mohammed Morsi a nuovi sforzi per rimanere in equilibrio in una realtà complessa. Fatta dalla fedeltà ad Hamas, alle buone relazioni con Israele e Washington.

Morsi si trova tra due fuochi. Ieri ha cercato di chiarire ai suoi concittadini la posizione espressa al presidente Obama: “Ho spiegato che l’Egitto desidera mantenere buoni rapporti con gli Stati Uniti e il mondo, ma al tempo stesso condanniamo nella maniera assoluta
questa aggressione. Non accettiamo queste azioni e questi spargimenti di sangue con l’assedio posto ai palestinesi”.

Proveniente da un partito storicamente vicino ad Hamas e a capo di un paese che ha siglato un trattato di pace con Israele, Morsi si trova con margini di manovra limitati. La sua elezione, nel giugno del 2012, aveva diffuso la speranza oltre che tra gli egiziani e tra i membri di Hamas.
Come il premier Ismael Haniyeh: “L’Egitto ha un ruolo molto importante da svolgere – ha dichiarato il premier - è un ruolo storico per la causa palestinese”.

Le aspettative sono grandi, anche perché Hamas e i Fratelli musulmani condividono una storia comune. Tra gli egiziani inoltre c‘è una vicinanza profonda al popolo palestinese.

Negli anni del regime dittatoriale di Mubarak peró le esigenze dei cittadini non venivano nemmeno prese in considerazione. Mubarak giocava il ruolo di mediatore tra Israele e i palestinesi. Attirandosi spesso le critiche per le posizioni morbide verso Tel Aviv. Nell’era Morsi nelle piazze si esprime l’Egitto democratico. Una realtà che i vertici non possono ignorare.

Tobunko Salako di Euronews: Ci colleghiamo ora con Nathan Thrall, del Gruppo crisi internazionale con sede a Gerusalemme.
Nathan, tra Israele ed Egitto c’era con fino all’era Mubarak una certa stabilità. Ora che i Fratelli Musulmani sono al potere, cosa ci possiamo aspettare?

Nathan Thrall: Tutti quanti danno molta importanza alla visita del Primo Ministro egiziano.
Il comportamento del Cairo è chiaramente cambiato sotto il presidente Mursi. Questo non è l’Egitto di Mubarak. Durante l’operazione “piombo fuso”, il valico di Rafah, il passaggio di frontiera tra Gaza e l’Egitto, era stato chiuso. Ora stanno facendo esattamente il contrario e in piú c‘è la visita del Primo Ministro egiziano. Un chiaro segnale che l’Egitto ha un nuovo atteggiamento nei confronti del conflitto tra Gaza e Israele. Il Cairo è un alleato dei palestinesi ed ha un ruolo da svolgere.

Come interpreta la visita del Primo ministro oggi a Gaza?

Nathan Thrall: Penso che Hamas sia soddisfatta per l’annuncio di condanna e per la visita organizzata dal Cairo. É il segnale che l‘ isolamento diplomatico palestinese si sta allentando. A Gaza sperano che si stia indebolendo anche l’isolamento economico. Pensano inoltre che sia in corso una chiara dimostrazione al mondo che
gli stati confinanti non si hanno piú intenzione di ignorare, come prima, la condizione in cui si trova Gaza.

Per molto tempo l’Egitto è stato il migliore, forse l’unico, alleato di Israele, in Medioriente.
Ora questa visita dei Fratelli Musulmani a Gaza quanto è decisiva per un cambio di rotta?

Nathan Thrall: L’ Egitto sotto la presidenza Mursi ha un equilibrio molto difficile da mantenere.
Vuole preservare la sua alleanza con gli Stati Uniti, vuole avere buone relazioni con l’Europa e non vuole troncare il trattato di pace, almeno in questo momento, con Israele. Al tempo stesso il Cairo mantiene forti legami con i leader di Gaza, con Hamas. Quindi sta tentando di non deludere nessuna parte in causa.

Quali saranno le conseguenze per Israele delle azioni delle ultime 48 ore?
Più isolamento forse?

Nathan Thrall: Mentre aumenta la tensione, come avviene in altre crisi, cresce anche la denuncia della comunità internazionale contro la parte piú forte. Credo che il tempo giochi contro Israele rispetto alle posizioni nel quadro internazionale.

Portavoce dell’esercito israeliano: “Pronti ad una eventuale azione di terra”

Siamo collegati con Gerusalemme, dove si trova Avichay Adraee, portavoce dell’esercito israeliano. Israele ha lanciato una operazione su Gaza. Perchè proprio ora?

Nell’ultima settimana sono stati lanciati 130 missili da Gaza su Israele. Dall’inizio dell’anno sono 750. Abbiamo deciso questa offensiva con due obiettivi. Uno è quello di colpire duramente le organizzazioni terroristiche di Gaza, mandando loro il messaggio che proteggeremo le vite degli israeliani impedendogli di attaccare Israele ogni volta che lo vogliono. Il secondo obiettivo è quello di creare un ambiente sicuro per i nostri cittadini che vivono nel sud del paese.

Si è detto che le operazioni militari miravano ai vertici dell’ala militare palestinese, ma da quello che si vede la maggior parte delle vittime sono civili, donne e bambini. Qual è il suo commento?

Si, dei civili sono rimasti uccisi o feriti a causa della nostra azione militare, ma questo è normale in guerra. Posso solo garantire che sono state prese tutte le precauzioni possibili per evitare vittime civili.

Parliamo di Tel Aviv. Per la prima volta da più di venti anni la città è stata colpita da missili lanciati da Gaza. Come lo spiega lei, da un punto di vista militare?

E’ la prova di quanto sia stato urgente per noi intervenire, perchè le organizzazioni terroristiche dispongono di armi capaci di colpire Israele e milioni di cittadini, ogni volta che vogliono.

D’altra parte Israele è pur sempre la più potente macchina militare del Medio Oriente…

E’ vero, ma siamo anche uno stato sovrano e quando prendiamo una decisione mettiamo in conto la reazione della comunitâ internazionale, essendo Israele un paese democratico. Metre le organizzazioni terroristiche prendono le decisioni che meglio credono…

Ci si deve attendere una offensiva terrestre su Gaza?

Intanto l’operazione militare che stiamo conducendo riduce la loro capacità di attaccare Israele. Abbiamo condotto una pesante azione contro le loro basi missilistiche, ma ancora dispongono di missili di lungo raggio: ne hanno lanciati qualcuno su Tel Aviv, senza nessun ferito.

Ci conferma che anche il parlamento israeliano è stato sotto attacco?

E’ una menzogna messa in giro da Hamas. Molti degli uffici sono a Gerusalemme… E poi se davero accadesse la notizia farebbe il giro del mondo in un attimo…

Hamas ha annunciato sgradevoli sorprese per Israele nel caso di un attacco di terra…

L’esercito israeliano è pronto a eseguire gli ordini, compresa una eventuale azione di terra. Possiamo solo garantire che Hamas e le altre organizzazioni terroristiche di Gaza pagheranno un prezzo molto alto, superiore a quello che hanno finora pagato.

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