A livello europeo, la Francia non si è schierata in modo netto contro una nuova autorizzazione al commercio per il glifosato. Eppure ammette di fatto l'esistenza di un legame tra l'esposizione alla molecola e l'insorgere di determinate malattie
La Francia ha deciso di non schierarsi nettamente in modo contrario alla concessione di una nuova autorizzazione al commercio per il glifosato nell'Unione Europea, limitandosi ad un'astensione che ha suscitato vivaci polemiche. Anche per via del cambiamento pressoché diametrale di opinione da parte del presidente Emmanuel Macron. Quest'ultimo, infatti, nel 2017 aveva promesso che avrebbe vietato l'uso dei prodotti a base di glifosato a livello nazionale "entro non più di tre anni".
Il dietrofront di Macron sul glifosato
Nel corso del tempo, tuttavia, il capo di Stato ha via via modificato la propria posizione, fino ad arrivare ad affermare di non voler affatto mettere al bando gli erbicidi che contengono tale sostanza. Una posizione contraddittoria, dunque, come quella assunta dallo Stato francese nei confronti di chi ha contratto il morbo di Parkinson. Paradossalmente, infatti, la patologia è stata riconosciuta come una malattia professionale e si è deciso di concedere indennizzi ha chi ne è affetto per via dell'esposizione al glifosato.
Come nel caso di un agricoltore, Daniel Cormier, che si è ammalato dopo essere aver utilizzato la molecola: "Soffro di tremori e ciò rende difficile dormire. E quando le mie giornate sono più piene, i tremori aumentano", spiega l'uomo, che ha ottenuto un risarcimento da parte delle autorità transalpine.
In Francia un fondo per i risarcimenti ai malati: una contraddizione?
Cormier non è il solo ad esserci riuscito. Da tre anni a questa parte esiste un fondo al quale gli agricoltori francesi possono chiedere di attingere per ottenere indennizzi. C'è chi si chiede, però, che senso abbia concedere questi ultimi - e dunque ammettere che l'erbicida in questione può causare delle malattie - e poi limitarsi ad un'astensione a livello europeo.
A Parigi è riecheggiata più volte la spiegazione secondo la quale per l'agricoltura non ci sarebbero ad oggi alternative altrettanto efficaci rispetto al glifosato. Si tratterebbe dunque di un male necessario. Ma ciò comporta ovviamente l'emergere di una questione di opportunità e di "limiti": fino a che livello si possono accettare gli "effetti collaterali" di tale posizione?
E come porsi rispetto al fatto che la stessa molecola figura dal 2015 nell'elenco delle sostanze "probabilmente cancerogene" dello Iarc, organismo che fa capo all'Organizzazione mondiale della sanità?
L'Europa ha concesso un'autorizzazione di 10 anni nonostante i Paesi membri fossero divisi
Tanto più che la nuova autorizzazione concessa dall'Europa non è arrivata grazie al raggiungimento di una maggioranza qualificata (servivano almeno quindici nazioni favorevoli su ventisette, che rappresentassero almeno il 65% della popolazione comunitaria). Al contrario, per la seconda volta consecutiva i governi europei non avevano adottato né una posizione comune, né era stata raggiunta tale maggioranza. Ciò nonostante, la Commissione europea guidata dalla conservatrice Ursula von der Leyen ha deciso di andare dritta per la propria strada, concedendo la nuova autorizzazione, per ben dieci anni.