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Il James Webb Telescope trova i "semi della vita" fuori dalla Via Lattea

L'immagine MIRI di James Webb rivela la protostella ST6 nella regione di formazione stellare della Grande Nube di Magellano
L'immagine MIRI di James Webb rivela la protostella ST6 nella regione di formazione stellare della Grande Nube di Magellano Diritti d'autore  Credit: NASA/ESA/CSA/JPL-Caltech/M. Sewiło et al. (2025)
Diritti d'autore Credit: NASA/ESA/CSA/JPL-Caltech/M. Sewiło et al. (2025)
Di Theo Farrant
Pubblicato il
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Molecole organiche complesse, tra cui metanolo ed etanolo, sono state rilevate al di fuori della Via Lattea, grazie al telescopio spaziale James Webb. Si tratta degli elementi alla base della vita sulla Terra

In una scoperta senza precedenti, un gruppo di ricercatori ha individuato attraverso il James Webb Space Telescope i cosiddetti "semi della vita" al di fuori della nostra galassia, secondo uno studio pubblicato il 20 ottobre sulla rivista The Astrophysical Journal Letters.

La scoperta è stata fatta nel ghiaccio che circonda una giovane stella, chiamata ST6, situata nella Grande Nube di Magellano, una delle galassie più vicine alla Via Lattea a circa 160mila anni luce di distanza.

I "semi della vita" sono molecole organiche complesse (Com), che includono composti noti come gli alcoli e l'ingrediente principale dell'aceto (l'acido acetico).

Si tratta degli elementi alla base della vita sulla Terra.

Ciò che rende questo risultato particolarmente straordinario è che la galassia in questione ha un ambiente ostile in cui simili molecole normalmente faticano a sopravvivere. Rispetto alla Via Lattea, la Grande Nube di Magellano è esposta a una radiazione ultravioletta più intensa e contiene meno elementi pesanti.

Gli scienziati hanno identificato le firme spettrali dei semi della vita nello spazio

Il gruppo di ricercatori ha utilizzato il James Webb, il più grande e sofisticato telescopio mai lanciato nello spazio, frutto di una collaborazione tra la Nasa, l**'Agenzia Spaziale Europea (Esa)** e l'Agenzia Spaziale Canadese (Csa).

Gli scienziati si sono concentrati su un'enorme nube di polvere e ghiaccio dove si stanno formando nuove stelle. Grazie alle "firme spettrali", ossia le caratteristiche che permettono di identificare univocamente gli oggetti, il team ha individuato diverse molecole organiche complesse.

I tecnici sollevano lo specchio del Telescopio Spaziale James Webb con una gru presso il Goddard Space Flight Center di Greenbelt, Md (2017).
Tecnici sollevano lo specchio del James Webb Space Telescope con una gru al Goddard Space Flight Center di Greenbelt (2017). Credit: NASA via AP

Tra le molecole identificate vi erano metanolo, etanolo, formiato di metile, acetaldeide e acido acetico.

Secondo i ricercatori, si tratta del primo rilevamento di etanolo, formiato di metile e acetaldeide nel ghiaccio fuori dalla Via Lattea, mentre l'acido acetico non era mai stato osservato "in modo definitivo" nello spazio.

Il team ha anche trovato firme spettrali che assomigliano al glicolaldeide, una molecola correlata agli zuccheri e precursore di biomolecole più complesse, come alcune componenti dell’Rna.

La scoperta dimostra che le molecole organiche complesse possono formarsi in ambienti estremi

La scoperta è significativa perché dimostra che le Com possono formarsi in ambienti interstellari estremi.

Le Com possono formarsi sui grani di polvere interstellare sia nel ghiaccio che nel gas, ha spiegato Will Rocha, co-autore dello studio e ricercatore dell'Università di Leiden nei Paesi Bassi.

Una volta formate, le Com ghiacciate possono essere rilasciate nel gas circostante. Queste reazioni rappresentano probabilmente il principale meccanismo di produzione di tali molecole nello spazio.

"La scoperta di Com nella Grande Nube di Magellano dimostra che queste reazioni possono produrle in modo efficiente anche in un ambiente molto ostile", ha dichiarato Rocha in un comunicato.

Lo studio è particolarmente prezioso perché la galassia in questione è simile a quelle dell’universo primordiale, in quanto ha bassa metallicità, ossia pochi elementi pesanti come carbonio, azoto e ossigeno.

“Le condizioni estreme ci permettono di capire meglio come la chimica organica complessa possa svilupparsi in ambienti primitivi, dove sono disponibili molti meno elementi pesanti per le reazioni chimiche", ha spiegato Marta Sewilo, la principale autrice dello studio e ricercatrice dell'Università del Maryland.

La scoperta non prova l'esistenza di altre forme di vita

Anche se questo non conferma l'esistenza della vita altrove nell'universo, i risultati suggeriscono che i "semi della vita" potrebbero sopravvivere ai processi di formazione dei sistemi planetari e insediarsi nei primi pianeti.

Sewilo spera di espandere la ricerca ad altre protostelle per comprendere più a fondo come funziona la chimica nell’universo.

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