L'app aveva fatto ricorso contro la legge voluta da Biden che costringe la casa madre cinese a vendere la piattaforma di social media, a pena di essere messa al bando
Nuova grana per TikTok, piattaforma di video sharing cinese lanciata il 20 settembre 2016. Negli Stati Uniti la Corte d'appello del District of Columbia si è schierata con il dipartimento di Giustizia e ha respinto la richiesta della popolare app.
TikTok aveva infatti fatto ricorso, chiedendo l'annullamento della legge del Congresso che costringe la casa madre cinese a vendere la piattaforma di social media, a pena di essere messa al bando. La sentenza potrebbe dare una risposta definitiva con un possibile vaglio della Corte Suprema.
La battaglia legale
Lo scorso aprile Joe Biden aveva firmato la norma che prevede il bando di TikTok negli Stati Uniti nell'eventualità non venisse ceduta entro nove mesi. La legge "vendi o vai al bando" è stata approvata con il sostegno bipartisan, alla luce dei report dell'intelligence sulla capacità della Cina di utilizzare TikTok per sorvegliare gli americani e diffondere propaganda cinese.
La piattaforma ha subito annunciato che avrebbe ingaggiato una battaglia legale, puntando il dito contro un provvedimento che "viola la libertà di espressione" di 170 milioni di americani.
A maggio TikTok ha formalizzato la causa contro gli Stati Uniti, invocando il primo emendamento e sostenendo che la vendita forzata "è incostituzionale".
La Corte d'appello dà ragione all'amministrazione Biden
La Corte d'appello si è pronunciata a sfavore. Secondo i giudici statunitensi, "il primo emendamento esiste per proteggere la libertà di parola negli Stati Uniti. Con la legge approvata dall'amministrazione Biden, si è agito esclusivamente per proteggere quella libertà da una nazione straniera ostile e per limitare la capacità di quell'avversario di raccogliere dati privati degli americani".
I giudici hanno riconosciuto che la decisione avrà "implicazioni significative" per TikTok e i suoi utenti: "Di conseguenza, i milioni di utenti della piattaforma dovranno trovare mezzi di comunicazione alternativi". La colpa di tutto ciò, ha sottolineato la Corte, "è attribuibile alla minaccia della Cina alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non al governo americano".
Se la cinese ByteDance, che detiene TikTok, non vende la piattaforma entro il 19 gennaio, la legge impone che gli app store non mettano più a disposizione l'app.