La Commissione Giustizia della Camera approva un emendamento bipartisan che ridefinisce il reato di violenza sessuale, introducendo il consenso libero e attuale come elemento centrale
In un clima politico spesso polarizzato, su un tema delicato come la violenza sessuale le differenze di partito sembrano per una volta scomparire.
La Commissione Giustizia della Camera ha approvato un emendamento frutto dell’intesa tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia, che ridefinisce il reato di violenza sessuale all’insegna del principio del consenso libero e attuale.
L’emendamento, presentato dalle relatrici Michela Di Biase (Pd) e Carolina Varchi (FdI), ha visto il sostegno diretto delle leader dei due partiti, Elly Schlein e Giorgia Meloni. Le fonti parlamentari parlano di contatti nei giorni precedenti l’intesa.
"È un importante passo avanti per il codice penale italiano. Questo nuovo testo rappresenta un grande cambiamento culturale, perché troppo spesso abbiamo assistito a donne costrette a giustificarsi anche di fronte alle violenze subite. Il sesso senza consenso è stupro" ha dichiarato Di Biase durante i lavori di Commissione.
L’intento è evidente: superare una visione della violenza sessuale basata solo su costrizione fisica o minaccia, per puntare sull’idea che ciò che conta è la libera partecipazione della persona coinvolta.
Dall’articolo 609‑bis alle nuove regole sul consenso
L’articolo 609‑bis del codice penale fu introdotto con la legge n. 66 del 1996, unificando varie fattispecie di violenza sessuale e trasferendo la materia dall’ambito della moralità pubblica a quello dei delitti contro la persona: un cambio di paradigma che ha posto la libertà sessuale al centro.
Nel corso degli anni, la giurisprudenza ha affermato che per configurare il reato non è necessario lo scopo libidinoso né la forza fisica in senso stretto, ma basta che venga violata la libertà sessuale della persona offesa.
Successivamente, con la legge n. 69/2019 (il cosiddetto “Codice Rosso”), furono innalzate le pene da 6 a 12 anni e introdotte aggravanti specifiche. Ora, l’emendamento approvato in Commissione innesta una svolta: l’assenza di consenso libero e attuale diventa elemento costitutivo del reato di violenza sessuale.
Dal passato al presente: il confronto con il testo precedente
Nel testo vigente prima della modifica, la fattispecie del reato era costruita su condotte quali la violenza, la minaccia o l’abuso di autorità, e distingueva tra “costrizione” e “induzione”.
Con il nuovo testo approvato in Commissione, la logica cambia: non si guarda soltanto al mezzo (violenza, minaccia, induzione), ma al risultato rispetto all’altro soggetto, che deve aver manifestato libero e attuale consenso. Il nuovo testo stabilisce che:
- chiunque compie o induce atti sessuali senza il consenso libero e attuale della persona offesa sia punito con reclusione da sei a dodici anni;
- il consenso viene definito come "manifestazione libera, consapevole e inequivocabile della volontà della persona di partecipare all’atto sessuale", valida per tutta la durata dell’atto e revocabile in qualsiasi momento;
- non è valido il consenso ottenuto tramite coercizione, abuso di autorità, minaccia, inganno o approfittando di una condizione di vulnerabilità fisica o psichica della vittima. Questa definizione si allinea alla Convenzione di Istanbul e alla giurisprudenza della Corte di Cassazione, che già riconosceva la violenza sessuale anche in assenza di resistenza fisica. La legge porta maggiore chiarezza sulla durata del consenso e sulla possibilità di revoca, stabilendo un quadro normativo moderno e rispettoso dei diritti della persona.
La riforma e l’impatto sulla società
La violenza sessuale continua a essere uno dei più significativi indicatori di violenza di genere in Italia e nel mondo. Sebbene non sempre vengano diffuse in dettaglio le statistiche, è noto che la maggioranza delle vittime sono donne e che il contesto di vulnerabilità (fisica, psichica, economica) è spesso presente.
L’introduzione del principio di consenso libero e attuale ha dunque una valenza sia normativa che culturale: da un lato rafforza la tutela giuridica delle vittime, dall’altro segnala un cambio nella percezione sociale — che un atto sessuale senza consenso non è una zona grigia, ma è un atto illecito.
L’intesa bipartisan in Commissione rappresenta anche un importante messaggio politico: affrontare questi temi non come conflitto tra schieramenti, ma come responsabilità comune verso la protezione della persona e della libertà individuale.
Dalla Commissione il passaggio all'Aula della Camera è previsto per lunedì 17 novembre per poi approdare in Senato.