In Valle d'Aosta un abbonamento costa fino a 1800 euro, in Abruzzo sono 755 euro. I rincari sono diffusi in tutte le località sciistiche. "Inaccettabili" denuncia Assoutenti
Lo sci rischia di diventare uno sport per i soli ricchi. È l'allarme lanciato da Assoutenti, associazione no profit che si occupa di tutela dei consumatori, che in un rapporto lunedì ha denunciato il possibile aumento dei prezzi degli skipass in Italia fino al 40 per cento rispetto al 2021.
La proiezione si è aggiunta al quadro già critico del turismo invernale, che ha registrato un calo del fatturato del 39 per cento negli ultimi due anni.
Skipass giornalieri e abbonamenti: ecco dove aumentano
Secondo l'associazione, uno skipass giornaliero "Dolomiti Superski", che garantisce l'accesso a tutte le dodici località delle Dolomiti, costerà fino a 86 euro al giorno, contro i 67 euro del 2021.
A Roccaraso, in Abruzzo, il prezzo di un pass giornaliero raggiungerà i 60 euro. Lo stesso biglietto nel 2021 costava 47 euro e lo scorso anno 58 euro. A Livigno, al confine con la Svizzera, si è registrato l'aumento più alto: dai 52 euro del 2021 ai 72 euro nel 2025 (38 per cento in più).
Anche i costi degli abbonamenti sono alle stelle, con prezzi che variano dai 755 euro in Abruzzo ai 1800 euro in Valle d'Aosta, ha osservato Assoutenti.
Assoutenti ha denunciato i prezzi "ingiustificati e inaccettabili" degli skipass
Si tratta di prezzi "del tutto ingiustificati e inaccettabili", ha dichiarato il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, in un'intervista al The Guardian pubblicata lunedì.
I gestori dei resort addebitano gli aumenti agli alti costi dell'energia, della manutenzione e delle attrezzature di qualità. Ma Melluso ha insistito: "L'inflazione in Italia è sotto controllo, anche perché le tariffe energetiche, che nel 2022 avevano aumentato i costi per i gestori delle stazioni sciistiche, sono tornate alla normalità".
Il turismo nelle località sciistiche in Italia è in calo
Con prezzi così alti lo sci è destinato ad essere prerogativa dei ricchi, ha denunciato Melluso, mentre i meno abbienti dovranno rinunciare alla settimana bianca.
I dati sembrano confermare questa tendenza. Tra il 2023 e il 2025, quasi quattro milioni di italiani hanno rinunciato alle vacanze sulla neve. Si è passati da 12 milioni a 8,2 milioni di presenze nelle località sciistiche, secondo i dati di Federalberghi. Oltre la metà di chi ha rinunciato lo ha fatto per mancanza di disponibilità economiche.
Il calo del turismo montano ha avuto ricadute economiche importanti. Nel 2023 il giro d'affari raggiungeva i 9,6 miliardi di euro, complice anche la scia positiva nelle tendenze turistiche post-pandemia. Nel 2025, il turismo montano ha generato un fatturato di 5,8 miliardi di euro, un calo del 39 per cento in appena due anni.
I rincari sono finiti sotto le lente dell''Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), che lo scorso luglio ha avviato un'istruttoria per presunta "intesa anticoncorrenziale" nei confronti di "Federconsorzi Dolomiti Superski", la federazione che riunisce i dodici principali comprensori sciistici delle Dolomiti.
Sciare in Italia è più conveniente che in Svizzera e Austria
Nonostante i prezzi in crescita, l'Italia è comunque una località più economica per sciare rispetto ad altri Paesi dell'Europa occidentale, come Svizzera e Austria.
In Svizzera pagare 100 franchi (circa 108 euro) per uno skipass giornaliero nel 2024 era la norma, secondo la Radiotelevisione della Svizzera tedesca (SRF), e l'associazione Funivie svizzere ha avvertito che i prezzi potrebbero salire del 5 per cento questo inverno.
In Austria, note località come Sölden e ArlbergSölden, propongono skipass di un giorno per più di 80 euro. Anche nel Paese sono previsti rincari, complice anche l'adozione del "dynamic pricing", sistemi che modificano i prezzi dei biglietti attraverso un algoritmo che registra i cambiamenti nella domanda e nell'offerta.