Cina e Asean firmano l’accordo di libero scambio 3.0 per rafforzare cooperazione, commercio digitale e sostenibilità. Li Qiang invita all’unità contro il protezionismo Usa
La Cina ha firmato martedì una versione ampliata dell’accordo di libero scambio con l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean), con il premier Li Qiang che ha invitato a rafforzare i legami economici come alternativa alle politiche protezionistiche del presidente statunitense Donald Trump.
Durante il vertice Asean-Cina, Li ha dichiarato che una cooperazione più stretta può aiutare ad affrontare le incertezze economiche globali, affermando che “perseguire lo scontro invece della solidarietà non porta benefici”. Un chiaro riferimento alla coercizione economica statunitense.
La firma dell’Area di libero scambio Asean-Cina 3.0, presieduta dal primo ministro malese Anwar Ibrahim, rappresenta la terza revisione dell’accordo originario del 2002.
L’intesa copre un mercato di oltre 2 miliardi di persone, riduce i dazi, promuove gli investimenti e punta a favorire l’economia digitale, la sostenibilità e le Pmi.
Il commercio tra Cina e Asean è cresciuto da 235,5 miliardi di dollari nel 2010 a quasi 1.000 miliardi nel 2024. Li ha sottolineato la “fiducia reciproca” tra Pechino e i Paesi Asean – tra cui Indonesia, Vietnam, Malesia e Singapore – definendoli “buoni vicini e fratelli per geografia e cultura”.
“L’unilateralismo e il protezionismo hanno danneggiato l’ordine economico globale, mentre interferenze esterne impongono tariffe ingiustificate”, ha affermato Li. “Solo cooperando possiamo difendere i nostri interessi legittimi.”
Secondo l’analista Bridget Welsh, il nuovo patto porterà vantaggi in settori chiave come le catene di approvvigionamento e la transizione verde, riflettendo la tendenza globale dei Paesi non allineati a rafforzare le relazioni commerciali indipendentemente dagli Stati Uniti.
Nel frattempo, un possibile accordo commerciale tra Washington e Pechino sembra avvicinarsi: Trump e Xi Jinping dovrebbero incontrarsi giovedì in Corea del Sud per cercare un’intesa che riduca le tensioni economiche mondiali.